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04/04/15

Le torte salate di Pasqua: il Casatiello

Da una tradizione antichissima nasce uno dei piatti più mediterranei della Pasqua ischitana, il Casatiello. Torta salata dal carattere forte e robusto questa pietanza viene preparata qualche giorno prima della Pasqua nelle case ischitane, seguendo un’antica ricetta napoletana. Ma attenzione perché quello che sembra una semplice torta rustica è in realtà, come spesso le antiche ricette legate alle tradizioni religiose, intrisa di significati simbolici che alludono alla resurrezione di Cristo, e questi segni sono gli stessi ingredienti le uova ed il formaggio, e la forma del Casatiello che ripete grossolanamente la corona di spine del Cristo

Nella tassonomia culinaria, il casatiello appartiene alla famiglia delle torte pasquali salate.

Tortano e casatiello hanno lo stesso impasto: farina, lievito, acqua, sale, pepe, sugna (in italiano strutto), uova sode, salame, formaggio e ciccoli (ciccioli) di maiale

Le varianti sono numerose: regionali, locali, e familiari. C’è chi, invece del (o insieme al) salame nell’impasto ci mette mortadella a dadini, o prosciutto cotto.

Quanto ai formaggi, fondamentale è il pecorino romano, in dosi generose. Ad esso si aggiunge spesso una piccola percentuale di parmigiano, e c’è chi si spinge fino al provolone semipiccante, e/o all’emmental.

Le torte salate di Pasqua: il Casatiello
Per un piatto così legato alla Pasqua, e dunque alla tradizione cristiana, fa un certo effetto rendersi conto che i suoi ingredienti rispondono ad una simbologia pagana, molto precedente a Cristo: a cominciare dal già evocato pecorino.

Il formaggio pecorino si fa con il latte di pecora.

Di cui si nutre il piccolo della pecora: l’agnello.

Orbene, nei riti pagani collegati alla resurrezione primaverile della natura dopo la “morte” invernale venivano sacrificati degli agnelli.

Con la a maiuscola, l’Agnello è il simbolo dell’innocenza: della creatura pura e candida. Per questo gli Ebrei lo offrivano in sacrificio durante la Pasqua.

E chi – nella visione cristiana – è più innocente di Cristo, l’Agnello di Dio che toglie i peccati dal mondo?

In tutto l’Occidente, l’agnello pasquale che trionfa e sorregge la bandiera della vittoria sulla morte rappresenta la Resurrezione, tanto da essere impiegato come amuleto dopo essere stato modellato con cera benedetta.

E’ chiaro dunque perché è il pecorino, il formaggio che si deve mettere nel casatiello e nel tortano? Se non ce lo mettete, cambia tutto il senso del casatiello (e pure il sapore, che a parte ogni discorso, col pecorino è tutta un’altra cosa…)

Altro ingrediente, altra storia: i ciccioli, o cicoli, come dicono i napoletani.

I ciccioli sono i residui della lavorazione (fusione) del grasso del maiale: lo strutto, “’a nzogna” dei partenopei. I ciccioli si presentano come pezzetti irregolari di carne, di color nocciola, molto ricchi di grasso, e quindi saporitissimi.

Rimandano anch’essi a un rito antichissimo, antecedente all’era cristiana: l’uccisione sacrificale del maiale, simbolo di fecondità e di benessere. E il benessere effettivamente lo portava nelle case, il maiale, con tutto il ben di Dio che metteva sulle tavole dei contadini.

La gratitudine non è uno dei sentimenti umani più frequentati, e il maiale lo sa: lui sfama l’uomo, e l’uomo lo infama. Facevano così anche i cristiani, per i quali il porco era il simbolo dell’ingordigia e dell’ignoranza: ma curiosamente, in epoche precedenti, il maiale era collegato alla rinascita.

Il tortano e il casatiello si fanno con la farina. Come il pane: il Cibo per eccellenza, che resta tale quando, oltre che entrare nella bocca, ne esce diventando linguaggio: “nell’espressione “guadagnarsi il pane”, quest’ultimo simboleggia qualsiasi forma di sostentamento e di alimento. Prima di diventare il Simbolo del Re dei Re, cioè di Cristo nell’ostia consacrata, il Pane era - ed è - il Re dei Cibi.

Poi ci sono le uova.

L’Uovo è il simbolo del seme primordiale dal quale in seguito nasce il mondo.

Le torte salate di Pasqua: il Casatiello
Come totalità racchiusa in un guscio, indica la Creazione già prefigurata fin dall’inizio. I cristiani paragonavano Gesù, che risorge dal sepolcro, al pulcino, che esce dal suo guscio.

E quando risorge Gesù? A Pasqua!

Ecco spiegato il significato dell’uovo di Pasqua, presente in moltissime culture.

Perciò, nel periodo di Pasqua uova come se piovesse (ma meglio di no, specialmente a Pasquetta, c’è la gita fuori porta). Ci sono le uova decorate, le uova di cioccolato, e le uova messe dentro i dolci e le torte: a Napoli, nella pastiera e nella colomba, ma pure -e qui il cerchio si chiude- nel casatiello e nel tortano.

Oltre alla sostanza (piuttosto sostanziosa, a quanto pare), tortano e casatiello hanno in comune la forma. A ciambella, vuota al centro.

Questa forma ha un significato ben preciso (perché ormai è chiaro: in questi cibi dei giorni di festa niente è lasciato al caso, e figuriamoci al casatiello): la ciambella ha la forma della corona di spine di Gesù Cristo.

E’ così che, mangiandola, ci si ricorda, senza averne consapevolezza, ma a livello profondo, del calvario del Salvatore: e si lenisce la (sua e nostra) sofferenza “distruggendo”, col mangiarla, una delle sue cause: la terribile corona di spine, appunto. Ma benché uguali per contenuto (l’impasto è sostanzialmente il medesimo), e per forma (a ciambella), tortano e casatiello non sono sinonimi.

No. Il casatiello ha qualcosa in più rispetto al tortano.

Oltre ad avere le uova sode dentro l’impasto, ce le ha pure fuori: quattro o più, complete di guscio, incastonate nella ciambella. Ma non completamente affondate in essa, in modo che la loro parte superiore rimanga visibile. Il tortano (in cui le uova sode, tagliate a spicchi, si trovano solo nell’impasto) è in realtà più antico del casatiello. Che ne rappresenta un’evoluzione.

Un bel giorno dev’essere accaduto che uno di quei fornai che preparavano i tortani, per renderli più appetitosi, abbia provato a incastrarvi dentro delle uova crude, e intere.


Le torte salate di Pasqua: il Casatiello
Una volta tolto dal forno questa specie di supertortano (forse una volta sola non bastò, e ci vollero più tentativi), si accorse che le uova, al di sotto del guscio, erano diventate sode. E avevano preso un particolarissimo sapore, a causa dell’impasto in cui si trovavano immerse. Era nato così il casatiello, che incontrò subito molta fortuna.

Perché soddisfa il palato, e l’occhio.

E pure la sensibilità religiosa: al di sopra di ciascun uovo inserito nella ciambella venivano infatti sistemate due striscioline di pasta perpendicolari tra loro. A scopo puramente ornamentale? Ovviamente no: le due strisce ortogonali di pasta non sono altro che la rappresentazione della Croce. Lasciando da parte i simboli, il casatiello è davvero bello a vedersi: un alto ciambellone dorato, dalle cui pareti ambrate emergono a tratti i cicoli, e sulla cui superficie occhieggiano le uova sode ancora serrate nella corazza del guscio.

L’operazione di sgusciamento delle uova incastonate è delicata: occorre infatti separare con cautela i frammenti del guscio dal soffocante abbraccio della pasta, che a cottura ultimata vi aderisce fortemente.

Nato come gustosa variante del tortano, il casatiello ha un pò per volta perso terreno: per praticità e rapidità, le massaie hanno preferito limitarsi alla preparazione del tortano, che già da sola non è uno scherzo. Ma il tempo è sempre galantuomo, anche quando non c’è. E’ stata proprio la sua mancanza a far tornare in auge il casatiello.

E’ accaduto perché oggi ormai nelle case non c’è il tempo neppure per fare il tortano. A questo punto, chi lo vuole deve andarselo a comprare.

Venendo in vacanza a Pasqua ad Ischia assaggiate questa famosa torta salata, la potete trovare nei ristoranti attenti a conservare la tradizione della tavola ischitana e partenopea ma anche in qualche panificio – pasticceria dell’isola di Ischia.

20/03/13

Corsa dell' Angelo, Pasqua Ischia

La corsa dell’Angelo, si svolge a Forio, il giorno di Pasqua dalle ore 13 :00. Risale da un’antica tradizione del 1600. E’ una sacra rappresentazione che riproduce il momento dell’incontro della Madonna con il figlio risorto. La manifestazione è realizzata dall’Arciconfraternita di Forio, custode delle quattro statue che si portano a spalla in processione, per tradizione, sempre dalle stesse famiglie, per un diritto non scritto che si tramanda da padre in figlio e molte volte causa di dispute accese tra le varie famiglie per la rivendicazione dello stesso.

Le statue rappresentate in processione sono: la Madonna, il Cristo Risorto, S.Giovanni Apostolo e l’Angelo. Le prime tre furono scolpite in legno da un artigiano di Napoli tra il 1756 e il 1757 mentre l’Angelo fu scolpito da Vincenzo Mollica e ricoperto d’oro zecchino.

La Corsa dell'Angelo - Pasqua - Forio
La mattina di Pasqua, prima dell’inizio della processione, la Madonna, con un velo bianco sul volto, e San Giovanni vengono sistemate presso il crocevia del corso principale di Forio. Il Cristo e l’Angelo, al termine della messa, si recano in processione formando un un piccolo corteo con lo stendardo celeste e il pennacchio di penne di struzzo bianco, la croce della confraternita ed il clero.

Giunti vicino la fontana, un coro, formato da voci poderose dai pescatori e dal popolo, volgendosi verso il Cristo risorto, cantano il “Regina Coeli”, ha così inizio la funzione. L’Angelo fa tre inchini al Cristo risorto e corre verso la Madonna ad annunciare la resurrezione del figlio, arrivato al crocevia si ripete il Regina Coeli, ad opera dei contadini e del popolo, al termine l’Angelo si inchina per tre volte alla Madonna e corre verso il Cristo. 

La Corsa dell'Angelo - Pasqua - Forio
Tutto questo si ripete per tre volte. Nell’ultima corsa l’Angelo si ferma sotto il campanile della chiesa di Santa Maria di Loreto mentre la Madonna e San Giovanni si incamminano nel corso per raggiungere la statua del Cristo. A metà percorso si fa scivolare il velo dal volto della Madonna, a rappresentazione della visione del Figlio, e tutto il corso si riempe di petali di fiori lanciati dai balconi in un tripudio di canti ed applausi.

Per tradizione colui che porta il pennacchio in processione, deve abbassarlo per ben tre volte senza far toccare le piume a terra, così non perde il diritto a condurre il pernacchio alle prossime processioni.

Al termine le statue si portano in processione fino la chiesa di San Vito.


18/03/13

Via Crucis in Costumi d‘Epoca, Forio, Ischia

Durante la Settimana Santa l’Isola di Ischia come gran parte delle località Italiane, rende ommagio alla Morte e alla Risurezione del Cristo. 

Il 29.03.2013, il Venerdi Santo, a partire dalle ore 19,30 a Forio, avrà inizio la manifestazione Actus Tragicus. Originale dramma sacro itinerante, dedicato alla passione e morte di Gesù. Spettacolo molto suggestivo realizzato in costumi d‘epoca, si conclude con la corcifissione di Gesu e dei ladroni sul piazzale della chiesa del Soccorso. Da non perdere!

Fin dal 1982 un gruppo di giovani volenterosi, il Venerdì Santo, per le strade di Forio, mette in scena l’Atto Tragico della Passione e Morte di Gesù. I figuranti, che indossano i costumi disegnati e realizzati meravigliosamente da un noto artigiano foriano, attraversano in processione le strade del paese, partendo dalla contrada di Monterone, e si portano in Piazza Colombo dove ha inizio la rappresentazione.

Via Crucis Forio Ischia
Sul piazzale nel buio e nel silenzio si accendono i riflettori che illuminano la prima scena (L’ultima cena). Gesù è a tavola con i sui discepoli per consumare l’ultima cena ed è allora che Egli compie il più grande atto di d’amore per restare in mezzo agli uomini: l’istituzione dell’Eucarestia. Le luci si spengono per riaccendersi poco dopo ad illuminare l’Orto degli Ulivi. Gesù allontana i discepoli e resta solo, prega, ha bisogno di conforto, agonizza, teme e langue, cade a terra e suda sangue. Arrivano i soldati con Giuda che lo bacia per tradirlo ed uno dei discepoli tacca con un colpo di daga un orecchio al centurione. Cambia la scena e ci si ritrova con Gesù al confronto di Caifa che lo fa portare per il processo da Pilato. Intanto Giuda si impicca pentito per il suo tradimento.

L'ultima cena - Via Crucis Forio Ischia
La Sacra Rappresentazione si sposta in Piazza San Gaetano, sul palco si rappresenta la scena della casa e del pretorio di Pilato dove a Gesù condannato a mortevengono strappate le vesti, è coronato di spine ed è legato alla colonna per essere lagellato. Gesù soffe e tace per l’amore che porta a tutta l’umanità.

Da qui parte il corteo. Gesù è caricato del pesantissimo legno della croce e si avvia per Via Erasmo di Lustro, dove a metà strada, cade per la prima volta indebolito per il continuo spargimento di sangue ed è percosso con pugni, calci e schiaffi e paziente soffre e tace. Il corteo riprende per fermarsi al crocevia nei pressi della Basilica Pontificia di S. Maria di Loreto. Gesù incontra la sua amatissima Madre. Che dolore trapassa il cuore ed il volto di Gesù, che spasimo ferisce il cuore di Maria! La Sacra Rappresentazione si avvia lungo Corso Francesco Regine (già Corso Umberto I°) dove d’avanti al Palazzo Bolivar si svolge la scena del Cireneo che è costretto a portare la croce al posto di Gesù.

Chiesa del Soccorso - Via Crucis Forio Ischia
Si riparte per arrivare nei pressi di Piazza Matteotti. A Gesù si avvicina la Veronica che spinta dalla pietà gli asciuga con un panno il volto sofferente e rigatodi sudore e sangue. Il corteo riprende la marcia e poco più avanti è rappresentata la seconda caduta di Gesù avvenuta presso la porta detta Giustiziaria di Gerusalemme. Gesù è disteso a terra, abbattuto dai dolori, è calpestato dai nemicie deriso dalla plebe. Proseguendo lungo il Corso Francesco Regine, davanti a Piazza Maltese, Gesù incontra le pie donne afflitte e addolorate e le consola. La Sacra Rappresentazione riprende il cammino per giungere a Piazza Municipio dove si rappresenta le terza caduta di Gesù ai piedi del Monte Calvario, i soldati con rabbia e furore lo percuotono con pugni e calcie con i manici delle alabarde. lo calpestano ansiosi di vederlo, quanto prima, crocifisso. Si giunge infine sul Piazzale del Soccorso dove su di una montagnola sono poste le tre croci che si stagliano contro il cielo nero e cupo della notte.
La Crucifizione - Via Crucis Forio Ischia

Il silenzio cade sulla piazza.

Gesù è spogliato e con le vesti gli levano anche la pelle rinnovandogli tutte le piaghe e così rimane lacero e scorticato e nell’interno amareggiato dal fiele che gli danno a bere.
Gesù, quindi, è posto sulla croce e le mani ed i piedi sono trafitti da pungentissimi chiodi che ribattuti più volte gli rompono le vene, i nervi e la carne.

Gesù ormai esanime pende dalla croce, prega per i suoi aguzzini e dona la salvezza a chi le chiede, affida la Madre a Giovanni, raccomanda la sua Anima al Padre e chinando il capo muore. Un brivido di pietà e d’amore attraversa la fola che assiste, una tristezza infinita invade il cuore dei presenti. Gesù è deposto dalla croce e depositato in grebo all’afflittissima Madre. Una spada di dolore attraversa il cuore di Maria quando riceve tra le sue braccia il Figlio morto.

Un evento molto suggestivo e commovente da non perdere !