28/05/14

Nel mare di Ischia ci sono delfini

Un salto e una pinnata e dal mare sbuca con tutta l’allegria di cui è capace uno dei più intelligenti abitanti del Tirrenoil delfino. E nelle acque di Ischia non è raro incontrarli, perché non distante dall’isola c’è un vero e proprio condominio di cetacei: il canyon sottomarino di Cuma, da tempo oggetto di studio dell’Associazione Delphis di Ischia che tanto sta facendo per la tutela di delfini e cetacei. 

Ad Ischia, precisamente a LaccoAmeno, nella villa ArbustoDelphis ha fondato il museo del Delfino con una postazione per l’avvistamento dei cetacei in mare. Che l’uomo sia sempre stato affascinato dall’acume straordinario di questi mammiferi acquatici è cosa nota. Basta scorrere le pagine della storia dell’arte e dell’antichità per trovare innumerevoli esempi di bassorilievi, mosaici, ceramiche dipinte, affreschi che raffigurano delfini.

Nel mare di Ischia ci sono delfini
Il delfino era dedicato ad Apollo ed era considerato signore dei mari, amico dell'uomo, amante dei bambini, sensibile alla musica, compagno dei marinai ai quali preannuncia acque calme e rotte sicure, "complice" dei pescatori, caro agli Dei per i quali la sua cattura è un sacrilegio. 

delfini nei nostri mari stanno diminuendo a vista d’occhio e sono sempre più faticosi i tentativi di tutela. 



L’associazione Delphis studia i cetacei delle acque intorno all’isola dal 1991. 

Nel mare di Ischia ci sono delfini

Nella Villa Arbusto - nei locali alti di Villa Gingerò – da qualche anno il museo dedicato ai delfini che contiene pannelli divugativi sui cetacei di Ischia realizzati con tavole a colori di Maurizio Wurtz e foto raccolte negli anni dai ricercatori di Delphis. 

Tra i reperti esposti lo scheletro completo di un giovane delfino comune (Delphinus delphis) spiaggiatosi ad Ischia nel novembre del 2003 e recuperato dai volontari dell’associazione. 
In vetrina anche preparati biologici storici della Stazione Zoologica A. Dohrn messi a disposizione dal Laboratorio del Benthos di Ischia, mappe geologiche dell'area di studio e una bacheca dedicata alle prede più comuni dei delfini. 

Nel mare di Ischia ci sono delfini
Una sezione è dedicata alle ricerche ad Ischia, con la descrizione delle metodologie di ricerca e dei risultati più importanti di Ischia Dolphin Project. Infine una sala video tutta blu per immergersi nei suoni e nelle immagini subacquee dei delfini. 

La Sezione Cetacei di Villa Arbusto è visitabile tutti i giorni eccetto il lunedì. 

Orari: mattina 9.30 - 13.00, pomeriggio 16.00 - 19.00.

26/05/14

Il gelato artigianale Ischitano

Il gusto corposo delle creme, la soavità dei semifreddi, la fresca ariosità dei sorbetti. La tradizione dolciaria ischitana ha un passato antichissimo e ricette che risalgono a tempi remoti e luoghi lontani: come il gelato. Consumato come dessert il gelato artigianale è così ricco e sano che può anche sostituire un pasto, soprattutto in estate quando si ha voglia di cibi freddi.

Se siete in vacanza sull’isola di Ischia recatevi in una delle tante pasticcerie e gelaterie artigianali, nei borghi storici ce ne sono di veramente antiche celebri, e provate tutta la dolcezza di un gelato ischitano sappiate che state assaporando una ricetta che è giunta nel sud Italia dall’Arabia!

Il gelato artigianale Ischitano 
Dalla Sicilia il gelato giunse in tutta l’Italia del Sud e a Napoli dove cominciò una scuola gelatiera altrettanto famosa di quella siciliana.

Sull’isola di Ischia nei tempi remoti già si conservava il ghiaccio in profonde fosse scavate nei boschi d’alta quota. Nelbosco della Falanga ci sono ancora questi proto congelatori, che però naturalmente nessuno più adopera.

Spesso quando venivano sull’isola nobili e re, si mandavano i servi a procurarsi il ghiaccio della Falanga per preparare prelibi sorbetti con limone, arancio o cannella.

Il gelato artigianale Ischitano 
In un bar di Ischia ponte ancora si prepara il gelato secondo l’antica ricetta aragonese.

Sempre qui sembra sia stato inventato “Il Bacio”, un gelato al cioccolato, completamente ricoperto di cioccolato fondente con nocciole e cialda croccante, una prelibatezza tutta ischitana.

24/05/14

Il Castello Aragonese Ischia


Il Castello Aragonese è una fortificazione che sorge su un isolotto di roccia trachitica posto sul versante orientale dell'isola d'Ischia, collegato per mezzo di un ponte in muratura lungo 220 m all'antico Borgo di Celsa, oggi conosciuto come Ischia Ponte.



L'isolotto su cui è stato edificato il castello aragonese deriva da un'eruzione sinattica avvenuta oltre 300.000 anni fa. Raggiunge un'altezza di 113 metri sul livello del mare e ricopre una superficie di circa 56.000 m2. Geologicamente è una bolla di magma che si è andata consolidando nel corso di fenomeni eruttivi e viene definita cupola di ristagno.



Al castello ischia si accede attraverso un traforo, scavato nella roccia e voluto verso la metà del quattrocento da Alfonso d'Aragona. Prima di allora l'accesso era possibile solo via mare attraverso una scala situata sul lato nord dell'isolotto. Il traforo è lungo 400 metri e il percorso è illuminato da alti lucernari che al tempo fungevano anche da "piombatoi" attraverso i quali si lasciava cadere olio bollente, pietre e altri materiali sugli eventuali nemici. Il tratto successivo è una mulattiera che si snoda in salita all'aperto e conduce fino alla sommità dell'isola. Da questa strada si diramano sentieri minori che portano ai vari edifici e giardini. Dagli anni settanta del novecento è anche in funzione un ascensore, il cui percorso è ricavato nella roccia e che raggiunge i 60 metri sul livello del mare.

Sul CASTELLO Aragonse Ischia

S. Pietro a Pantaniello



Chiesa di forma esagonale costruita in blocchi di piperno nel 1547, da Dionisio Basso, che volle riedificare sul castello l’originaria chiesa paleocristiana, che si trovava sulla collinetta del porto, all’epoca ancora lago malsano, da cui si dice deriverebbe il nome S.Pietro a Pantaniello, per preservarla dalle incursioni saracene. Il progetto fu ricavato probabilmente da un disegno del Vignola famoso architetto del rinascimento italiano.

Cattedrale

La cattedrale si compone di due piani: la chiesa e la cripta. A fianco è situata la torre campanile e l’ex palazzo vescovile. La chiesa è di epoca medievale, ristrutturata più volte nel corso dei secoli fino alla metà del 1700. La cattedrale è a tre navate, intorno all’altare c’erano sette cappelle di cui sei gentilizie, un tempo ricche di affreschi. La cripta custodisce degli affreschi attribuibili alla scuola di Giotto. Nel 1509, il giorno 27 del mese di dicembre fu celebrato il matrimonio tra la poetessa Vittoria Colonna e Ferrante D’Avalos, marchese di Pescara. Ricca di monumenti furono distrutti nel 1722 dal vescovo Capecelatro, e nel 1809 la cattedrale cadde definitivamente sotto le cannonate della flotta inglese.

Chiesa della Immacolata e Convento delle Clarisse della Consolazione




Costruita nella prima metà del ‘700, fu voluta dalle monache clarisse del convento della consolazione adiacente alla chiesetta. Il convento fu edificato nel 1576 dalla N.D. Beatrice della Quadra, e chiamato della consolazione, perché la fondatrice ormai vedova, cercava consolazione nella preghiera e nel silenzio della clausura. Nei piani interrati del monastero è situato il cimitero, dotato di scanni in pietra con foro centrale, per la raccolta dei resti organici in decomposizione, infatti, i cadaveri venivano lasciati vestiti sugli scanni. Le monache vi si recavano ogni giorno per meditare sulla morte. L’esposizione dei resti dei cadaveri fu soppressa negli anni ’60 dal vescovo Dino Tomasini.

Il Maschio 



Situato nella parte più alta dell’isola, fu costruito dagli Angioini, e rifatto in seguito dagli Aragonesi.


Di forma Quadrangolare, fornita di quattro torri. Fu occupato da Alfonso I d’Aragona, da Ferdinando II d’Aragona fuggito da Napoli dopo che fu occupata da Carlo VIII, re di Francia nel 1495. Nel 1823 venne adibito a carcere dal governo Borbonico.

Bagno penale



Edificato dai Borboni nel 1799, per rinchiudere gli oppositori politici, costituiva insieme al Maschio il bagno penale. L’edificio è composto da cameroni dove venivano ammassati tutti i prigionieri, e da un cortile scoperto di forma quadrangolare, nel mezzo del quale era posta una forca per le esecuzioni. Numerosi patrioti napoletani del 1848 furono rinchiusi in quelle prigioni, a loro in particolare era riservato un singolare tipo di tortura, venivano immersi in vasche di acqua e lordura, e inoltre erano costretti a rimanere nei loro escrementi per intere giornate. Da qui il nome “Bagno Penale”. Con l’unità d’Italia e la cacciata dei Borboni, i prigionieri politici furono liberati. Nel 1874 l’isolotto andò sotto il controllo della direzione generale delle carceri, e nel 1890, la prigione fu definitivamente chiusa.

Orario di apertura: 09.00 - 19.30
Tel. 
081 991959

20/05/14

Ischia, quattro giorni sulle tracce della storia

L'itinerario che vi proponiamo vi porterà alla scoperta della storia dell'isola di Ischia, attraverso luoghi spettacolari che si snodano tra terra e mare. Dai coloni Greci ai moti della rivoluzione napoletana, dall'epoca dei pirati al matrimonio di Vittoria Colonna con Ferrante D'avalos, duemila anni di storia hanno lasciato numerose tracce sul corpo verde dell'isola di Ischia.

Primo giorno

Il tour Ischia tra storia e mito comincia da Lacco Ameno, perchè è qui che inizia un periodo importantissimo per l'isola di Ischia, e non solo.

Nell'VIII secolo a.C. i coloni greci, provenienti dall'Eubea, sbarcarono a Lacco Ameno e vi fondarono Pithecusae, la prima colonia greca d'Occidente.

Per avere un'idea topografica di Pithecusae giungete a Lacco Ameno e recatevi sulla collina di Monte Vico: qui era l'acropoli greca con le dimore patrizie e qui, su questa bella collina negli anni '50 vennero alla luce durante degli scavi archeologici importantissimi reperti, tra cui la celebre Coppa di Nestore. Poi vi consigliamo di recarvi a san Montano, la bella baia dove oggi ci si reca soprattutto per fare il bagno, a quell'epoca era una grande necropoli.

Ischia, quattro giorni sulle tracce della storia
La necropoli si estendeva per almeno 500 metri in lunghezza; la larghezza è di circa 150 metri all'estremità verso mare; l'area interessata, di forma approssimativamente triangolare, misura pertanto più di 50.000 mq; questa necropoli venne utilizzata per mille anni, tra l'VIII secolo a. C. e il III d. C.

Dopo aver visto i luoghi di Pitecusae è il momento di andare ad osservare i reperti archeologici – non soltanto di epoca greca – che sono conservati nel museo di Pithecusae presso la Villa Arbusto a Lacco Ameno.

Per completare il quadro “archeologico” dell'isola bisogna il museo adiacente la chiesa di Santa Restituta, nella piazza del centro storico di Lacco Ameno.

Secondo giorno

Il secondo giorno lo dedicheremo alla storia medioevale e moderna; il punto di partenza sarà il Castello Aragonese.

Essendo stato il Castello densamente abitato dal XIII al XVII secolo circa, rappresenta un concentrato di storia isolana.

Tra le cose su cui soffermarsi c'è la cattedrale diroccata, perchè qui nel dicembre del 1509 Vittoria Colonna andò in sposa a Ferrante D'Avalos; la cripta affrescata della cattedrale, il cimitero della monache con gli scolatoi in pietra, dove venivano messi i cadaveri delle monache a consumarsi lentamente, mentre le sorelle vive si recavano a pregare, un “memento mori” molto forte, secondo l'uso del tempo.

Lasciato il Castello soffermatevi anche ad Ischia ponte, ricca di palazzi antichi.

Da non perdere: Palazzo Malcovati, - ci si giunge percorrendo la stradina adiacente la farmacia - costruito in parte nel mare; detto anche Scuopolo, il palazzo risale alla seconda metà del XVI secolo, ed aveva originariamente scopo difensivo.

Ischia, quattro giorni sulle tracce della storia
Palazzo Lanfreschi dei Marchesi di Bellarena, degli inizi del XVIII secolo.

Palazzo Lauro, sempre del '700, per molti anni sede dei governatori dell’isola.

Palazzo dell’Orologio, antica sede municipale e Palazzo Scalfati che si trova proprio all'inizio di Ischia ponte, anche questo un bell'esempio di architettura del '700.

Lasciate Ischia ponte e dirigetevi sulla vicina collina di Cartaromana, che potrete raggiungere a piedi attarverso via Soronzano, oppure – in estate - con taxi boat
per visitare la Torre di Guevara della fine del '400.

Internamente affrescata, la Torre era celebre soprattutto per il suo splendido giardino- ninfario alimentato da una sorgente dismessa celebrata da Giovanni Boccaccio nella V giornata del Decameron. Oggi dell'antico giardino c'è poca traccia, ma rimane comunque uno splendido luogo.

Terzo giorno

Il terzo giorno ci sposteremo a Forio, terra di incursioni piratesche tremende, tanto che vennero costruite tante torri di avvistamento - di cui oggi rimangono circa una decina.

Da visitare il Torrione, costruito nel 1480 è la prima e più importante fortificazione presente sul territorio del comune di Forio.

Una passeggiata per il centro storico di Forio vi pernetterò di ammirare pregevoli esempi di architettura civile come Palazzo Biondi, fine XVII sec.

Ischia, quattro giorni sulle tracce della storia
E – in una stradina laterale che porta al porto di Forio: Palazzo Covatta, dalla interessante facciata traforata.

Forio la visita si concluderà con la Chiesa del Soccorso, bellissimo esempio di architettura religiosa, che domina il mare e l'abitato di Forio.

Quarto giorno

Il quarto giorno lo dedicheremo al centro storico di Ischia dove partendo dal sagrato della chiesa di San Pietro, cominceremo un viaggio nell'Ottocento;

sul sagrato della chiesa furono infatti giustiziati aderenti alla rivoluzione napoletana del 1799, tra cui Pasquale Battistessa.

Poi dirigendoci verso il porto visiteremo Palazzo Reale.

Questo palazzo risale al '700, originariamente apparteneva alla famiglia Buonocore;
ma il re di Napoli se ne incapriccò e lo volle per sé.

Ischia, quattro giorni sulle tracce della storia
ll passaggio del Casino ai Borbone è sempre stato avvolto dal mistero. Vari autori sostengono che esso sia avvenuto per donazione, ma è certo che, anche se l’acquisizione avvenne in tal modo, non si trattò assolutamente di un atto spontaneo.

Subito dopo l’acquisizione, Ferdinando IV decise di affidare all’architetto di maggiore prestigio di quel tempo, ossia Carlo Vanvitelli, l’incarico di elaborare un progetto di sistemazione.

Dai Giardini della Reggia si può ammirare il porto di Ischia: un ex lago vulcanico che venne trasformato in porto nel 1854! L'inaugurazione avvenne il 17 settembre 1854 con una festa in pompa magna, alla maniera dei Borbone!

18/05/14

Coniglio all'Ischitana

Sarà senz'altro strano, ma e' cosi': il piatto ischitano piu' classico non è una pietanza a base di pesce, bensì il coniglio. Il sugo è l'ideale per condire la pasta (la ricetta classica prevede i bucatini!), completata con prezzemolo (o basilico) e abbondante parmigiano grattugiato al momento.

Il coniglio è ancora oggi la specialità gastronomica locale e la domenica è sulle tavole di molte famiglie. E' stato sempre il piatto D.O.C. della tradizione gastronomica di Ischia. Il segreto di tanto successo, il cui profumo inconfondibile si diffonde nell'aria, è da ricercare in due arnesi "indispensabili"tegame di terracotta ("'u tiano") e cucina a legna, cose che in qualche casa di campagna, ancora oggi, è possibile trovare.

Coniglio all'Ischitana

Il coniglio selvatico era un tempo l'animale più diffuso sull'Isola. Il D'Ascia dice che "l'isola ne era infestata quando la colonia dei Siciliani venne a popolarli", verso il 47Oa.C. Due erano le specie: il coniglio leporino (con caratteri simili a quelli della lepre) e il coniglio sorcigno (con caratteri simili a quelli del sorcio). I sovrani aragonesi e i marchesi del Vasto spesso andavano a caccia di conigli leporini. Oggi il coniglio non è più tanto selvatico e molte famiglie che abitano in campagna amano allevarlo in gabbia. Ma un tempo si allevava in un fosso scavato in un terreno a circa due metri di profondità. Lì i conigli crescevano e si moltiplicavano.

Bucatini al sugo di coniglio all'Ischitana
Quando il contadino gettava l'erba nel fosso, i conigli uscivano dalla tana per mangiarla ed egli, seminascosto, li contava, perché in pochi mesi il fosso si riempiva di conigli di varia grandezza e colore. Per catturarli bisognava chiudere la tana e ciò avveniva di notte sfruttando il chiarore della luna: si fissavano due paletti lateralmente alla tana, poi veniva fatta scivolare silenziosamente una tavola che, trattenuta dai paletti, ostruiva la tana. Il contadino allora scendeva nel fosso per mezzo di una scala, prendeva i conigli che gli erano necessari per il pranzo e li affidava alla padrona che li cucinava con cura

Coniglio all'Ischitana
Dove mangiare il coniglio all'Ischitana

Bracconiere  - Via Falanga, 1, 80070 Serrara Fontana, Isola d'Ischia, Italia
Ristorante Bellavista - Via Montecorvo 75, 80075 Forio, Isola d'Ischia, Italia
Il Focolare - Via Cretaio, Casamicciola Terme, Isola d'Ischia, Italia

16/05/14

Le torri saracene di Forio

TorrioneTorre di ScaroTorre della SpiaggiaTorre Quattrocchi;Torre Casa PatalanoTorre CostantinaTorre di CiglianoTorre del CiercoTorre di MiloneToroneTorre di NaceraTorre di BaiolaTorre di Casa D’AsciaTorre della Cornacchia. Queste le torri di Forio “la Turrita”, il comune dell’isola d’Ischia con il maggior numero di “osservazioni fortificate” per difendersi dagli assalti dei temibili saraceni.

Le torri saracene di Forio
Il nucleo originario di queste torri di avvistamento e difesa a vista per gruppi di due (da ogni torre era possibile scrutare il mare e le due adiacenti) era composto sicuramente da quelle a pianta circolare – il Torrione, il Torone, la Torre Costantina, la Torre del Cierco – con l’aggiunta successiva di quelle a pianta quadrangolare. Infatti, nonostante siano state tutte ultimate tra la metà e la fine del XVI secolo, quelle a pianta circolare sono di più antica costruzione, realizzate in parte già durante il periodo angioino, nel XIII secolo.

Le torri saracene di Forio
La diversa architettura di queste fortezze è storicamente riconducibile all’evoluzione delle tecniche di costruzione dagli angioini agli aragonesi, con la prevalenza accordata nel tempo a edifici più bassi e con murature più spesse sul lato esterno, nel caso ci si fosse dovuti difendere dal fuoco dell’artiglieria nemica proveniente da mare.

Le torri saracene di Forio
Le torri costiere non sono una prerogativa della sola Forio, sull’isola d’Ischia ce n’erano altre – a partire proprio da quel CastelloAragonese che è il simbolo indiscusso della più grande delle isole flegree, senza dimenticare quelle andate distrutte come la Torre che svettava sull’isolotto tufaceo di Sant’Angelo – e tuttavia, gli esiti architettonici ed estetici che la costruzione di queste fortezze ha avuto in questo comune non sono altrove riscontrabili. Soprattutto per l’importanza che ciascuna di esse ha avuto sullo sviluppo urbanistico dei villaggi circostanti e quindi sull’intero centro storico.

Le torri saracene di Forio
Chi visita per la prima volta il comune di Forio non rimane certo indifferente di fronte all’intricato e assai caratteristico dedalo di vicoli che disegna il centro storico. Memoria urbana di secoli segnati in profondità dalla paura delle scorrerie saracene a cui si cercava di porre un argine con un sistema viario complesso che favorisse la fuga dei locali sfruttando l’iniziale spaesamento degli invasori.

Le torri saracene di Forio
Precauzioni che non furono sufficienti a fermare la furia del terribile rais Dragut che assaltò le coste di Forio e dell’isolad’Ischia una prima volta nell’agosto del 1548 e una seconda, quattro anni dopo, nel 1552.

Le torri saracene di Forio
Così ne scrive lo storico locale Giuseppe D’Ascia nella monumentale Storia dell’isola d’Ischia del 1867:
“Dragut sangiaco di Montesce, denominato dagli storici turchi Targhut, nato pure da genitori cristiani in Anatolia, or da solo, or col gran visir corseggiando, qual degno discepolo del Barbarossa principiò ad infestare il Mediterraneo nel 1546.

[...] nel dì 12 agosto 1548, giorno di domenica, di buon mattino sbarcava a Castellammare di Stabia e proprio ove dicesi il Quartuccio, facea prigionieri circa ottanta persone di ogni età e sesso: fra gli altri una bellissima donzella.


Indi ritiratosi con quella preda nello stretto fra Procida ed Ischia, di tutto fece ricatto, riserbandosi la fanciulla, che volle ritener per sé.

In questo mentre facea altri sbarchi in Ischia, e predava altri poveri ed infelici isolani; de’ quali, chi potette esser riscattato fu liberato, e coloro che difettavano di mezzi vennero condotti schiavi in Africa.
Le torri saracene di Forio
[...] Fino al 1550 niun freno i barbareschi avevano incontrato, ma d’allora risvegliossi Carlo V ed a frenar li spedì D. Garzia figlio di D. Pietro di Toledo alla testa di un esercito di spagnuoli, fiorentini, romani, cavalieri di Malta, genovesi e napoletani.

[...] (Anno 1552). Nel mese di luglio dell’anno appresso la flotta turca comparve in Sicilia; indi venne innanzi Napoli ed infestò quei contorni. Fecero i corsari con Dragut loro capitano uno sbarco ad Ischia e le diedero il sacco, ripetettero le stesse bravure in Procida, indi si andarono ad ancorare nell’isola di Ponza.

Dopo la morte di Dragut nel 1565 [corsivo nostro] la pirateria purtuttavia seguitò ad infestare queste spiagge che Dio avea creato ridenti ed amenissime e gli uomini ridussero squallide e deserte. Per sfuggire alle incursioni gli atterriti abitanti dell’isola d’Ischia, si ricoveravano, all’apparir delle vele nemiche, e nel castello, e nelle torri, e nei nascondigli impraticabili sul versante dell’Epomeo.

[...] In ForioLaccoPanzaTestaccio ed altri punti un pò discosti dal Monte Epomeo, e dalla Cittadella (Castello Aragonese), gli abitanti, esposti i primi a tali incursioni, perché i menzionati punti prossimi alle spiagge si trovavano, si rinserravano nelle torri che all’uopo erano quivi state erette; quali torri sono rimaste a monumento della storia, chi smantellata, chi accomodata a dimora particolare.

Di esse la maggior parte furono erette col prodotto delle gabelle della Dogana istallata da Alfonso I°.
Le torri saracene di Forio
Dai merli di queste torri, e dalle bertesche, si difendevano disperatamente gli abitanti, quando venivano assaliti, spiegando quel coraggio che inspira il gran pericolo. Tutto era arma di difesa per essi; acqua bollente, pietre, macigni, e quando questi mezzi erano esauriti, le masserizie riposte in quei ridotti, tutti erano versati su gli assalitori, che tante volte erano astretti ad allontanarsi feriti, pesti e malconci”.

Oggi che queste torri – parafrasando il D’Ascia -  sono rimaste a “monumento della storia“, accomodate a dimora privata con la sola eccezione del Torrione eletto a museo civico del comune di Forio, restano la bellezza del centro storico di questo paese adagiato sulla costa ovest dell’isola e la curiosità intellettuale per anni difficili e violenti in cui la popolazione dell’isola d’Ischia si difendeva con onore, con “quel coraggio – seguendo sempre il D’Ascia – che solo ispira il gran pericolo” e che ancora oggi è uno dei tratti caratteriali più evidenti del fiero popolo ischitano.

12/05/14

La Bocca di Tifeo, Forio d’Ischia

Alla scoperta dell'ultimo sentiero recuperato dalla ProLoco di Panza, nel comune di Forio
Le fumarole sono nient’altro che emanazioni di vapore e gas in prossimità di fianchi vulcanici attivi, o di aree idrotermali in cui i centri vulcanici attivi non lo sono più.

Le fumarole sono un posto bellissimo. Questo invece è un dettaglio, non una generalizzazione. Si dà il caso però che il sentiero della Bocca di Tifeo, nel comune diForio, sia effettivamente un luogo meraviglioso e, se non ci credete, basta dare un’occhiata alle foto. 
Meglio ancora, se ne avete voglia e possibilità, andarci di persona.



La Bocca di Tifeo, Forio d’Ischia
La strada non è difficile. Da Forio basta percorrere la Provinciale che congiunge il comune alla frazione giuridica di Panza e poi girare a sinistra in corrispondenza del locale campo sportivo. A questo punto proseguire per la piana di Montecorvo, seguendo le indicazioni per via Pietra Brox dove ci sono i Giardini Arimei, una tenuta agricola di alcuni imprenditori del Nord, i fratelli Muratori, che hanno deciso di realizzare qui, sull’isola d’Ischia, uno dei loro vigneti più importanti.
Immediatamente a destra dell’ingresso dei Giardini, parte uno stretto sentiero di montagna che, oltre al fatto di essere in salita, non presenta particolari difficoltà, se non le precauzioni solite che è tenuto a rispettare chi fa trekking.* Grazie infatti all’opera pregevole dei volontari della ProLoco di Panza, il sentiero è stato ripulito dei rovi e in alcuni tratti puntellato sì da renderlo agevole a chi vuole inerpicarsi per questo lato del MonteEpomeo.


La Bocca di Tifeo, Forio d’Ischia
Meno di un chilometro e si arriva nei pressi di una fumarola - lungo i fianchi della montagna se ne vedono molte altre - in posizione panoramicissima, con lo sfondo di tutto il litorale di Forio e il primo piano di Punta Imperatore, la collina che cinge la famosissima spiaggia di Citara.

Lo spettacolo è notevole, non solo per il panorama ma anche per la vegetazione tutt’attorno, nonché per le diffuse testimonianze di un passato, nemmeno tanto lontano, nel quale i contadini del luogo si spingevano a realizzare terrazzamenti in posti assolutamente impervi, per sottrarre suolo coltivabile a una natura difficile.



La Bocca di Tifeo, Forio d’Ischia
Alla ProLoco di Panza va riconosciuto il merito di aver reso nuovamente fruibile un sentiero la cui importanza va oltre il dato naturalistico, ma investe direttamente l’identità, le origini di Forio e dell’isola d’Ischia. Il monito è allora quello di guardarsi indietro per andare avanti, rivalutando aspetti del passato rurale dell’isola che sono "attuali" e possono dare molto sotto il profilo turistico.

*Evitare le ore più calde della giornata, indossare scarpe e un abbigliamento adatti, munirsi di acqua, ecc.

08/05/14

La spiaggia delle monache a Lacco Ameno

Alte, altissime coste presidiate da bianchi uccelli marini, insenature che si aprono improvvise nei fianchi rocciosi, grotte dove raggi di luce riflettono vibranti ed ipnotici arabeschi, e romantiche spiagge di ciottoli che nessuno può raggiungere se non dal mare. 

Venendo ad Ischia dedicate almeno un giorno alla scoperta delle calette segrete, dove trascorrere una giornata di mare “assoluto".

Il perimetro dell’isola è molto vario. Ai lidi sabbiosi si alternano improvvisi balzi di costa rocciosa raggiungibile solo dal mare.

E’ qui che scoprirete angoli incantevoli dove il silenzio è interrotto soltanto dalla risacca e dai gabbiani.

La spiaggia delle monache a Lacco Ameno
Se siete un po’ lupi di mare, potete prendere a nolo una imbarcazione, oppure farvi accompagnare da un marinaio. Ancora potete scegliere un’escursione in gruppo in motonave oppure in taxi boat.

Dove puntare la prua? La scelta è enorme.

Vi segnaliamo le soste più interessanti.

Navigando nelle acque di Lacco Ameno, che si trova a nord ovest dell’isola, troverete, subito dopo il complesso alberghiero più chic dell’isola, il Grande albergo della Regina Isabella, una spiaggia molto piccola di sabbia finissima raggiungibile solo da mare.

E’ una sosta piacevole soprattutto per chi vuole un po’ d’ombra e di frescura.

La spiaggia delle monache a Lacco Ameno
Questa piccola spiaggia che si trova alla base di Monte Vico si chiama “Spiaggia delle monache” e non perché fosse la meta prediletta di colonie di suore. Il nome le deriva molto più probabilmente dalla presenza di aplysie, molluschi che vivono in habitat marini particolarmente ricchi di alghe e di posidonia.

Le aplysie hanno vari nomi popolari uno di questi è appunto “monaca di mare” per la forma ed il colore scuro che ricorda il velo delle suore.

Se volete osservare le “monache di mare” – che però non sono molto belline! – indossate una maschera e raggiungete un gruppo di scogli sommersi.

Con un po’ di attenzione - si mimetizzano molto bene - le potrete vedere ondeggiare sott’acqua e se avete una fotocamera subacquea: click!

06/05/14

Alla scoperta dell'isola di Ischia in bicicletta

Un percorso vicino al mare pianeggiante e profumato di salsedine, un tratto collinare un po' in salita tra villini fioriti e verdi parchi pubblici, un saliscendi tra viottoli di montagna e mulattiere, una picchiata in discesa ad alto tasso di panorama. Raggiungere una spiaggia per una sosta marina, un tuffo e via... si riparte per girare ancora l'isola in sella al destriero più ecologico del mondo ( dopo il cavallo!) : la bicicletta.

Ischia e la bicicletta un connubio perfetto ! 

I tempi lenti di questa terra baciata dal sole tutto l'anno, il nastro di strade panoramiche che gira intorno all'isola, i percorsi in salita dove è possibile "testare la gamba" ed allenarsi seriamente, ma anche i circuiti da passeggiata spensierata, aprono le porte a sportivi e amatori.

Alla scoperta dell'isola di Ischia in bicicletta
Per chi gira in mountain bike Ischia è una vera ghiottoneria di circuiti "difficili": stradine sterrate, mulattiere in collina, lembi di terra ciclabile tra campagne e vigneti.

Tra i top ten segnaliamo:

Campagnano-Piano Liguori- Monte Vezzi, un incredibile percorso ultra-panoramico, dove il paesaggio è protagonista assoluto per tutto l'itinerario.

Alla scoperta dell'isola di Ischia in bicicletta
Si parte da una strada asfaltata che si apre su un panorama marino con le isole di Procida e Vivara e la sagoma impalpabile del Golfo di Napoli, eppoi ci si immette in piccoli viottoli campestri nella zona di Piano Liguori, dove tra i vigneti la vista è stupefacente: baie color smeraldo e l'isola azzurra di Capri, unica terra nell'azzurro di cielo e mare, che domina la scena; poi si raggiunge un bosco ombroso e profumato di mille essenze, anche qui in cima alla collina un panorama mozzafiato: con un solo sguardo si domina metà isola dal porto di Ischia a Sant'Angelo!

Bello anche il percorso del Cretaio, collina che si trova tra i comuni di Barano e Casamicciola e offre la possibilità di esplorare in sella alla bike angoli molto interessanti dal punto di vista geologico e naturalistico tra pinete e ex crateri, fumarole e - come sempre sull'isola - squarci panoramici indimenticabili, da qui si gode una insolita vista sul porto di Ischia a volo di uccello; ma il bosco del Cretaio può essere solo un giro di "riscaldamento" per affrontare poi la salita verso Piano San Paolo, una zona immersa in un castagneto che conduce ai piedi dell'Epomeo, il monte più alto dlel'isola dove secondo la leggenda riposa il gigante addormentato Tifeo. 

Si può continuare il percorso in ascesa oppure girare la testa al cavallo di ferro e dirigersi a Buonopane, attraversando la collina di Candiano oppure tornare indietro verso il Cretaio però attraversando una stradina parallela a quella percorsa in salita, un viottolo un po' nascosto dentro una valle di felci giganti che costeggia la sorgente di Buceto.

Alla scoperta dell'isola di Ischia in bicicletta
La terza proposta è Serrara Fontana - Frassitielli - Falanga; questo percorso è anch'esso ai piedi dell'Epomeo, ma dal lato ovest dell'isola.

Si parte da Serrara Fontana e percorrendo una strada asfaltata in salita si raggiunge la località Frassitielli, una stradina di montagna che si apre sul panorama di Panza e Forio, circondata dalle piante più belle della macchia mediterranea: in estate il giallo delle ginestre e il viola dei cardi tappezzano la collina, tra cespugli di cisto, erica e mirto. Il profumo è avvolgente! Dopo un boschetto di rubinie, alberi dai fiori bianchi profumatissimi, si raggiunge il re dei boschi isolani La Falanga, dove castagni fittissimi creano una impagabile frescura d'estate.

La caratteristica di questo bosco sono le case nella pietra, dimore antichissime scavate dall'uomo nella roccia morbida dei massi tufacei caduti dall'Epomeo.

Alla scoperta dell'isola di Ischia in bicicletta
Un villaggio agricolo dal fascino preistorico qui dove fin al 1700 si coltivava la vite, e infatti esistono ancora antichi palmenti anch'essi scavati nel tufo! Attraversando la Falanga si giunge ad un sentiero maestro che si biforca in vari viottoli, a voi la decisione di scegliere: il nord e quindi la discesa verso Casamicciola terme, a prova di salto, oppure ovest con la più semplice discesa verso Forio passando per Santa Maria al Monte, anche questo un piccolo villaggio campestre tutto da scoprire!

Sono solo alcune proposte. L'isola ne offre di innumerevoli altre, tutte fantastiche.

E in omaggio alla febbre da bici che appassiona l'isola ricordiamo che l'11 maggio 2014 si terrà ad Ischia la gara di fondo 100 km.

Si partirà da Ischia Ponte, per poi dirigersi verso Barano e rientrare dal lato di Lacco Ameno. Due i percorsi: medio, che comprende 2 giri dell’Isola per 70 km e 1500 mt. di dislivello e lungo che si svilupperà su  3 giri dell’Isola per 100 km e 2200 mt. di dislivello.