10/04/15

Il sentiero della Pelara

Vorremmo indicarvi uno dei punti più ad adatti ad apprezzare la natura di questa isola.

Vorremmo proporvi un sentiero, un luogo, un esperienza indimenticabile che il turista, il viaggiatore, l'uomo deve assolutamente fare. Vorremmo raccontarvi della "Pelara", una minuscola baia incastrata tra la "Guardiola" e il "Monte di Panza", conosciuta da pochi oggi, meta esclusiva per chi vuole riscoprire l'identità selvaggia e la testimonianza viva del nostro passato.

Le architetture naturali che la caratterizzano la definiscono un geosito di importanza notevole per il nostro territorio ed è anche per questo che una passeggiata alla "Pelara" non deve assolutamente mancare.

Il sentiero della Pelara
Si parte dalla piazzetta di Panza, passando accanto alla chiesetta di San Gennaro, presto si lascia la strada asfaltata, gradualmente si superano le tracce della civiltà contemporanea, a volte indisciplinata, poi si incontrano le tracce della civiltà contadina ormai trascurata e infine è la volta della natura incontaminata. Ci inabissiamo letteralmente in un mare di verde. I gradini in legno e il corrimano realizzato dai volontari della Pro Loco di Panza e la rigogliosa vegetazione rendono il percorso particolarmente piacevole. 

Prima lecci e querce poi corbezzoliginestreeriche ed ancora un tappeto di felci; la generosità della natura ci confonderà, inebriandoci di colori e odori, le mani saranno curiose di accarezzare i cespugli argentei dell'assenzio o gli ombrelli bianche delle carote selvatiche. Persi in questo paesaggio rimarremo imbarazzati dalla lava che nuda si immerge nel mare. E' l'ultimo tratto del nostro percorso, quello più selvatico, impervio, ma che ripaga abbondantemente le nostre fatiche. 

Il sentiero della Pelara
E' l'incontro del fuoco con l'acqua, è l'attrazione dei due opposti a generare tanto fascino. Uno spettacolo unico, mozzafiato; natura, solo natura, anche il nostro respiro è di troppo, cercheremo di trattenerlo per paura di rompere l'incanto, ma per fortuna nessuno, ne Eolo né Nettuno hanno rotto questo incantesimo che da millenni si ripete. La Pelara è uno di quei luoghi che impone rispetto, lo conoscerete, lo amerete, lo custodirete nell'anima perché l'immagine che fisserete nella vostra mente è ristoro per la vita. 

Il sentiero della Pelara
Quando sarete giunti all'estremità del sentiero, sarete invasi da immagini e sentimenti contrastanti. Ad attendervi sono i duomi lavici che accarezzati dal vento e dalla salsedine, si presentano imponenti, austeri, proiettati verso il cielo e voi posti sul ciglio del costone quasi a toccare il mare vi sentirete parte di questo paesaggio. Alle vostre spalle l'irruenza causata da un dinamico e a volte minaccioso passato remoto di almeno 28.000 anni. La roccia che difende la roccia, lava variopinta che si sovrappone e si intreccia in un apparente equilibrio precario. La roccia, la dimensione fisica della nostra vita, il nostro corpo. Davanti a voi la serenità di un orizzonte inviolabile: il mare, la dimensione spirituale della nostra vita, la nostra anima...

08/04/15

10 cose da fare e vedere a Ischia

Nonostante i migliaia di turisti che ogni anno la scelgono per le loro vacanze; l’isola d’Ischia conserva un lato nascosto che si svela solo ai visitatori più attenti. I consigli che seguono sono perciò rivolti a tutti coloro i quali vogliono conoscere in profondità la più grande e bella delle isole flegree. Molto di più che una "semplice" località balneare.   

1. Perciò la prima cosa da fare è la salita al MONTE EPOMEO. Dalla vetta del gigante buono di Ischia vi sarà tutto più chiaro. I modi per arrivarci sono diversi e, soprattutto, ciascun itinerario costitiusce un’occasione unica per conoscere la straripante vegetazione dell’"Isola Verde". Da Fontana, a dorso di cavallo con gli amici di Epomeo in sella. Da Serrara, per il sentiero della Pietra dell’Acqua o per il bosco di acacie dei Frassitelli. Da Forio, su per i sei ettari di castagni del bosco della Falanga. Ancora, da Lacco Ameno lungo l’antico sentiero dell’Allume, o da Casamicciola Terme passando per le due colline del Monte Rotaro e del Monte Tabor. Insomma, prima di partire non dimenticate di mettere in valigia scarpe e abbigliamento adatti per le vostre escursioni a Ischia.





















2. Subito dopo vengono i PARCHI TERMALI DELL’ISOLA D’ISCHIA. I Giardini Poseidon di Forio, al termine della splendida spiaggia di Citara. Il Parco Negombo nella baia di San Montano. Il Castiglione, al confine dei comuni di Ischia e Casamicciola. Il Tropical e l’Aphrodite-Apollon nell’esclusivo borgo di Sant’Angelo. Scegliete voi come e quando trascorrere una giornata all’insegna del relax assoluto. Le alternative non mancano.



3. Comprese alcune più spartane come la BAIA DI SORGETO, che però hanno il vantaggio di essere praticabili tutto l’anno, alla scoperta del fascino di Ischia e il mare d’inverno. In alternativa si può fare il bagno alle Fumarole dei Maronti, magari dopo una sauna naturale nella vicina Cavascura. Solo sull’isola d’Ischia!



4. Poi vengono i luoghi simbolo. Per primo IL CASTELLO ARAGONESE. La fortezza di Alfonso il Magnanimo è stata per secoli il centro della vita politica e sociale dell’intera isola d’Ischia.  
Il Castello Aragonese è aperto anche d’inverno. Tel. 081 99 19 59. Il costo d’ingresso è di €10,00.



5. Il Castello Aragonese si trova al termine dI ISCHIA PONTE, l’antico "borgo di Celsa". Perciò è abbastanza scontato abbinare le due visite. Ischia Ponte è uno degli esempi migliori che si possa fare per comprendere cos’è l’architettura mediterranea.



6. L’altro borgo marinaro dell’isola è SANT’ANGELO, la "piccola Capri" dell’isola d’Ischia. L’unico sobborgo interamente pedonalizzato dove ci si muove esclusivamente con i carrelli elettrici, fondamentali per trasportare uomini e merci. 



7. La CHIESA DEL SOCCORSO. Questa piccola chiesa a picco sul mare è, insieme al Castello Aragonese, l’altra cartolina dell’isola d’Ischia. Poche centinaia di metri la dividono dall’assai caratteristico centro storico di Forio, disseminato di vicoli e stradine strette anticamente realizzate per sfuggire più facilmente ai temibili invasori saraceni.



8. Insieme alla complessa urbanistica, i cittadini di Forio pensarono di difendersi dai Mori con un complesso sistema di TORRI COSTIERI



9. Sempre a Forio ci sono i bellissimi GIARDINI LA MORTELLA, uno dei parchi botanici più belli al mondo, addirittura insignito qualche anno fa del prestigioso premio "Il Parco più bello d’Italia" ideato dall'azienda leader nel giardinaggio Briggs&Strutton. 



10. In ultimo, ma solo per esigenze espositive, i due MUSEI DI PITHECUSA E SANTA RESTITUTA, nel comune di Lacco Ameno. Due dei più importanti musei della Campania, dove sono custoditi alcuni reperti di inestimabile valore come la Coppa di Nestore, la prova regina che fa di Ischia la prima colonia della Magna Grecia, antecedente al più importante sito di Cuma che Calcidesi ed Eretriesi preferirono presto all’instabilità sisimica e vulcanica dell’isola.

P.S.: Restano fuori dalla lista altre esperienze assolutamente irripetibili, come il mitico "coniglio all’ischitana", piatto principe della gastronomia ischitana, o le spiagge, il giro dell’isola via mare e tante altre feste, monumenti e luoghi di interesse dell’isola più bella e grande del Golfo di Napoli.

Tutti motivi in più per venirci in vacanza il più presto possibile!

06/04/15

Le spiagge di Ischia

Siete ad Ischia e non sapete dove andare al mare? Impossibile, o meglio è possibile che si rimanga spaesati davanti alle molte opzioni a disposizione. Ogni comune ha i suoi lidi attrezzati e i suoi tratti di spiaggia pubblica, per non dire di alternative più spartane, ma di grande fascino, come le tante cale naturali rocciose che si incontrano lungo il periplo dell’isola.


Mappa delle Spiagge di Ischia
La spiaggia più grande è quella dei Maronti, nel comune di Barano d’Ischia, anche se l’ultimo tratto dell’arenile sconfina nel borgo di Sant’Angelo (Serrara Fontana), mentre è Forio il comune con il litorale più grande e quindi il maggior numero di arenili.


Spiaggia dei Maronti

Segnaliamo San Francesco di Paola, protetta dal promontorio di Punta Caruso; la Chiaia, particolarmente adatta alle famiglie con bambini per via dei suoi fondali bassi e riparati da scogliere; la spiaggia di Cava dell’Isola, l’unica ad essere completamente libera e, da sempre, meta preferita dei giovani. Ultima, ma solo per ragioni espositive, la spiaggia di Citara, dove sorge, tra l’altro, il rinomatissimo parco termale dei Poseidon.


Spiaggia di Citara

Ischia c’è un intero tratto di costa conosciuto con il topos generico di Lido che va dal Porto fin quasi aIschia Ponte, mentre dirigendosi verso Casamicciola Terme, in località Sant’Alessandro, c’è l’appartata Spiaggia degli Inglesi.



Casamicciola invece ha spiagge più piccole, tutte di strada lungo la litoranea che arriva a Lacco Ameno, anche se il comune ha pensato bene da qualche anno di integrare l’offerta con piattaforme mobili attrezzate.

Spiaggia di Cava Grado

Lacco Ameno infine è famosa per la suggestiva spiaggia di San Montano, di cui in verità un tratto di spiaggia, quella libera, fa parte amministrativamente del comune di Forio.

04/04/15

Le torte salate di Pasqua: il Casatiello

Da una tradizione antichissima nasce uno dei piatti più mediterranei della Pasqua ischitana, il Casatiello. Torta salata dal carattere forte e robusto questa pietanza viene preparata qualche giorno prima della Pasqua nelle case ischitane, seguendo un’antica ricetta napoletana. Ma attenzione perché quello che sembra una semplice torta rustica è in realtà, come spesso le antiche ricette legate alle tradizioni religiose, intrisa di significati simbolici che alludono alla resurrezione di Cristo, e questi segni sono gli stessi ingredienti le uova ed il formaggio, e la forma del Casatiello che ripete grossolanamente la corona di spine del Cristo

Nella tassonomia culinaria, il casatiello appartiene alla famiglia delle torte pasquali salate.

Tortano e casatiello hanno lo stesso impasto: farina, lievito, acqua, sale, pepe, sugna (in italiano strutto), uova sode, salame, formaggio e ciccoli (ciccioli) di maiale

Le varianti sono numerose: regionali, locali, e familiari. C’è chi, invece del (o insieme al) salame nell’impasto ci mette mortadella a dadini, o prosciutto cotto.

Quanto ai formaggi, fondamentale è il pecorino romano, in dosi generose. Ad esso si aggiunge spesso una piccola percentuale di parmigiano, e c’è chi si spinge fino al provolone semipiccante, e/o all’emmental.

Le torte salate di Pasqua: il Casatiello
Per un piatto così legato alla Pasqua, e dunque alla tradizione cristiana, fa un certo effetto rendersi conto che i suoi ingredienti rispondono ad una simbologia pagana, molto precedente a Cristo: a cominciare dal già evocato pecorino.

Il formaggio pecorino si fa con il latte di pecora.

Di cui si nutre il piccolo della pecora: l’agnello.

Orbene, nei riti pagani collegati alla resurrezione primaverile della natura dopo la “morte” invernale venivano sacrificati degli agnelli.

Con la a maiuscola, l’Agnello è il simbolo dell’innocenza: della creatura pura e candida. Per questo gli Ebrei lo offrivano in sacrificio durante la Pasqua.

E chi – nella visione cristiana – è più innocente di Cristo, l’Agnello di Dio che toglie i peccati dal mondo?

In tutto l’Occidente, l’agnello pasquale che trionfa e sorregge la bandiera della vittoria sulla morte rappresenta la Resurrezione, tanto da essere impiegato come amuleto dopo essere stato modellato con cera benedetta.

E’ chiaro dunque perché è il pecorino, il formaggio che si deve mettere nel casatiello e nel tortano? Se non ce lo mettete, cambia tutto il senso del casatiello (e pure il sapore, che a parte ogni discorso, col pecorino è tutta un’altra cosa…)

Altro ingrediente, altra storia: i ciccioli, o cicoli, come dicono i napoletani.

I ciccioli sono i residui della lavorazione (fusione) del grasso del maiale: lo strutto, “’a nzogna” dei partenopei. I ciccioli si presentano come pezzetti irregolari di carne, di color nocciola, molto ricchi di grasso, e quindi saporitissimi.

Rimandano anch’essi a un rito antichissimo, antecedente all’era cristiana: l’uccisione sacrificale del maiale, simbolo di fecondità e di benessere. E il benessere effettivamente lo portava nelle case, il maiale, con tutto il ben di Dio che metteva sulle tavole dei contadini.

La gratitudine non è uno dei sentimenti umani più frequentati, e il maiale lo sa: lui sfama l’uomo, e l’uomo lo infama. Facevano così anche i cristiani, per i quali il porco era il simbolo dell’ingordigia e dell’ignoranza: ma curiosamente, in epoche precedenti, il maiale era collegato alla rinascita.

Il tortano e il casatiello si fanno con la farina. Come il pane: il Cibo per eccellenza, che resta tale quando, oltre che entrare nella bocca, ne esce diventando linguaggio: “nell’espressione “guadagnarsi il pane”, quest’ultimo simboleggia qualsiasi forma di sostentamento e di alimento. Prima di diventare il Simbolo del Re dei Re, cioè di Cristo nell’ostia consacrata, il Pane era - ed è - il Re dei Cibi.

Poi ci sono le uova.

L’Uovo è il simbolo del seme primordiale dal quale in seguito nasce il mondo.

Le torte salate di Pasqua: il Casatiello
Come totalità racchiusa in un guscio, indica la Creazione già prefigurata fin dall’inizio. I cristiani paragonavano Gesù, che risorge dal sepolcro, al pulcino, che esce dal suo guscio.

E quando risorge Gesù? A Pasqua!

Ecco spiegato il significato dell’uovo di Pasqua, presente in moltissime culture.

Perciò, nel periodo di Pasqua uova come se piovesse (ma meglio di no, specialmente a Pasquetta, c’è la gita fuori porta). Ci sono le uova decorate, le uova di cioccolato, e le uova messe dentro i dolci e le torte: a Napoli, nella pastiera e nella colomba, ma pure -e qui il cerchio si chiude- nel casatiello e nel tortano.

Oltre alla sostanza (piuttosto sostanziosa, a quanto pare), tortano e casatiello hanno in comune la forma. A ciambella, vuota al centro.

Questa forma ha un significato ben preciso (perché ormai è chiaro: in questi cibi dei giorni di festa niente è lasciato al caso, e figuriamoci al casatiello): la ciambella ha la forma della corona di spine di Gesù Cristo.

E’ così che, mangiandola, ci si ricorda, senza averne consapevolezza, ma a livello profondo, del calvario del Salvatore: e si lenisce la (sua e nostra) sofferenza “distruggendo”, col mangiarla, una delle sue cause: la terribile corona di spine, appunto. Ma benché uguali per contenuto (l’impasto è sostanzialmente il medesimo), e per forma (a ciambella), tortano e casatiello non sono sinonimi.

No. Il casatiello ha qualcosa in più rispetto al tortano.

Oltre ad avere le uova sode dentro l’impasto, ce le ha pure fuori: quattro o più, complete di guscio, incastonate nella ciambella. Ma non completamente affondate in essa, in modo che la loro parte superiore rimanga visibile. Il tortano (in cui le uova sode, tagliate a spicchi, si trovano solo nell’impasto) è in realtà più antico del casatiello. Che ne rappresenta un’evoluzione.

Un bel giorno dev’essere accaduto che uno di quei fornai che preparavano i tortani, per renderli più appetitosi, abbia provato a incastrarvi dentro delle uova crude, e intere.


Le torte salate di Pasqua: il Casatiello
Una volta tolto dal forno questa specie di supertortano (forse una volta sola non bastò, e ci vollero più tentativi), si accorse che le uova, al di sotto del guscio, erano diventate sode. E avevano preso un particolarissimo sapore, a causa dell’impasto in cui si trovavano immerse. Era nato così il casatiello, che incontrò subito molta fortuna.

Perché soddisfa il palato, e l’occhio.

E pure la sensibilità religiosa: al di sopra di ciascun uovo inserito nella ciambella venivano infatti sistemate due striscioline di pasta perpendicolari tra loro. A scopo puramente ornamentale? Ovviamente no: le due strisce ortogonali di pasta non sono altro che la rappresentazione della Croce. Lasciando da parte i simboli, il casatiello è davvero bello a vedersi: un alto ciambellone dorato, dalle cui pareti ambrate emergono a tratti i cicoli, e sulla cui superficie occhieggiano le uova sode ancora serrate nella corazza del guscio.

L’operazione di sgusciamento delle uova incastonate è delicata: occorre infatti separare con cautela i frammenti del guscio dal soffocante abbraccio della pasta, che a cottura ultimata vi aderisce fortemente.

Nato come gustosa variante del tortano, il casatiello ha un pò per volta perso terreno: per praticità e rapidità, le massaie hanno preferito limitarsi alla preparazione del tortano, che già da sola non è uno scherzo. Ma il tempo è sempre galantuomo, anche quando non c’è. E’ stata proprio la sua mancanza a far tornare in auge il casatiello.

E’ accaduto perché oggi ormai nelle case non c’è il tempo neppure per fare il tortano. A questo punto, chi lo vuole deve andarselo a comprare.

Venendo in vacanza a Pasqua ad Ischia assaggiate questa famosa torta salata, la potete trovare nei ristoranti attenti a conservare la tradizione della tavola ischitana e partenopea ma anche in qualche panificio – pasticceria dell’isola di Ischia.

02/04/15

Il dolce della Pasqua ischitana: la Pastiera

E’ tanto buona che come spesso accade per le pietanze più gustose è diventata leggendaria. E mitica è anche la fabula che ne racconta le origini. Madre della ricetta la sirena Partenope, che mescolando insieme tutti le bontà portatele in omaggio dai napoletani, rapiti dalla sua bella voce, creò la pastiera. Ad Ischia a Pasqua non manca una saporita fetta di pastiera ad ogni fine pasto, ma anche come spuntino pomeridiano o mattutino, perché un dolce tanto buono non può che tentare chi di sapori se ne intende

Se venite in vacanza ad Ischia a Pasqua non mancate di assaporare questo antichissimo dolce napoletano, che le donne di casa ed i pasticcieri ischitani preparano secondo l’antica ricetta.

Sapete che ha origini remote?

La pastiera, forse, sia pure in forma rudimentale, accompagnò le feste pagane celebranti il ritorno della primavera, durante le quali le sacerdotesse di Cerere portavano in processione l'uovo, simbolo di vita nascente.

Il dolce della Pasqua ischitana: la Pastiera
Per il grano o il farro, misto alla morbida crema di ricotta, potrebbe derivare dal pane di farro delle nozze romane, dette appunto " confarratio ".

Un'altra ipotesi la fa risalire alle focacce rituali che si diffusero all'epoca di Costantino il Grande, derivate dall'offerta di latte e miele, che i catecumeni ricevevano nella sacra notte di Pasqua al termine della cerimonia battesimale. Nell'attuale versione, fu inventata probabilmente nella pace segreta di un monastero dimenticato napoletano. Un'ignota suora volle che in quel dolce, simbologia della Resurrezione, si unisse il profumo dei fiori dell'arancio del giardino conventuale.

Alla bianca ricotta mescolò una manciata di grano, che, sepolto nella bruna terra, germoglia e risorge splendente come oro, aggiunse poi le uova, simbolo di nuova vita, l'acqua di mille fiori odorosa come la prima vera, il cedro e le aromatiche spezie venute dall'Asia. È certo che le suore dell'antichissimo convento di San Gregorio Armeno di Napoli erano reputate maestre nella complessa manipolazione della pastiera, e nel periodo pasquale ne confezionavano in gran numero per le mense delle dimore patrizie e della ricca borghesia.

Il dolce della Pasqua ischitana: la Pastiera
Ogni brava massaia ischitana e napoletana si ritiene detentrice dell'autentica, o della migliore, ricetta della pastiera. Ci sono, diciamo, due scuole: la più antica insegna a mescolare alla ricotta semplici uova sbattute; la seconda, decisamente innovatrice, raccomanda di mescolarvi una densa crema pasticciera che la rende più leggera e morbida. La pastiera va confezionata con un certo anticipo, non oltre il Giovedì o il Venerdì Santo, per dare agio a tutti gli aromi di cui è intrisa di bene amaIgamarsi in un unico e inconfondibile sapore.

Appositi "ruoti" di ferro stagnato sono destinati a contenere la pastiera, che in essi viene venduta e anche servita, poiché è assai fragile e a sformarla si rischia di spappolarla irrimediabilmente.

In vacanza ad Ischia a Pasqua potrete gustare una ottima pastiera presso le migliori pasticcerie dell'isola e nei ristoranti ischitani.