26/06/13

Le bocche calde della terra ischitana: le fumarole

Chi viene sull'isola di Ischia non potrà fare a meno di stupirsi per la quantità di fumarole e stufe naturali dalle quali esce un vapore bollente. E' una delle conseguenze più positive dell'antica attività vulcanica dell'isola.

Il persistere di fonti di calore in profondità si manifesta sull'isola d'Ischia nell'attività idrotermale che da molto tempo viene sfruttata a scopo terapeutico e consente una forma di turismo che si sviluppa per gran parte dell'anno.

Le bocche calde della terra ischitana: le fumarole
Il Monte Epomeo è circondato da profonde faglie e fratture che rappresentano la via di risalita per i gas e per le acque riscaldate in profondità. Fumarole e campi fumarolici con temperature massime prossime ai 100°C sono presenti sulle pendici di Monte Nuovo e Monte Cito e lungo il litorale di Maronti. In altre località (San Michele, Monte Rotaro, Fundera e Scarrupo di Panza), le fumarole non superano i 46°C .

Le sorgenti calde hanno temperature comprese tra i 20° e gli 80°C. Queste si trovano a Forio in località Monterone (sorgenti Castaldi e Castiglioni), a Casamicciola (sorgenti La Rita e dei Bagni), a Barano in località Maronti (sorgenti di Cava Scura, Olmitello e Cava Fredda), oltre alle sorgenti di Cartaromana, Punta Chiarito, Bagnitiello, San Montano e Porto d'Ischia.

Le bocche calde della terra ischitana: le fumarole
Le zone con intensa attività idrotermale sono considerate possibili sedi di apertura di bocche eruttive. Prima che avvenise l'eruzione dell'Arso (1302), proprio nel luogo dove si è formato il cratere, esisteva un campo fumarolico, detto Solfonaria, da cui veniva estratto lo zolfo. Dalle indagini eseguite sulle acque di sorgenti e pozzi risulta che le temperature in profondità raggiungono valori di circa 200°C e che negli acquiferi di interesse geotermico sono presenti acque di origine marina.

Le bocche calde della terra ischitana: le fumarole
Le indagini effettuate sulle acque dei pozzi ubicati in vari punti dell'isola, indicano la presenza di numerosi acquiferi a varie profondità. In base a questi dati è stato ricostruito un modello geotermico che prevede una sorgente di calore situata a oltre 3.000 metri di profondità la quale riscalderebbe, per conduzione, un acquifero profondo. Il vapore prodotto da questo acquifero, risalendo in superficie attraverso faglie e fratture, trasferirebbe calore anche alle falde superficiali.

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