21/10/13

I diversi dialetti dell’isola d’Ischia

Uno degli aspetti che rende unica l’isola d’Ischia è senz’altro che in un territorio così poco vasto esistono sette diversi dialetti, anche se, con le eccezioni dei due di Forio e Serrara Fontana, per il resto è più corretto parlare di un unico dialetto con diverse inflessioni.

Senza entrare eccessivamente nei dettagli, si può dire che nel versante sud-occidentale dell’isola – quindi Forio, Serrara Fontana e in parte Barano d’Ischia – la caratteristica principale del dialetto sia il frangimento vocale, vale a dire una tipica alterazione di timbro delle vocali accentate che in Campania è presente nei comuni di Pozzuoli e Monte di Procida, nei due vesuviani di Torre del Greco e di Torre Annunziata e nell’aversano, tra Napoli e Caserta.


I diversi dialetti dell’isola d’Ischia
Al contrario, il dialetto del versante settentrionale dell’isola – Ischia, Casamicciola Terme e Lacco Ameno – è assai più simile al napoletano.

L’esito di questo frangimento vocale consiste nei fenomeni fonetici, tra loro correlati, della metafonia quando il suono di una vocale assume in tutto o in parte i tratti della vocale vicina; della dittongazione ascendente quando delle due vocali all’interno di una stessa sillaba quella debole è la prima; della dittongazione discendente quando, viceversa, la vocale debole è quella in coda.

Alcuni esempi possono chiarire meglio i termini del discorso:

a) dittonghi ascendenti ferro; giorno; fiérrë; iuórrë;
b) dittonghi discendenti sera; nipote; sèirë; sàirë; nëpótë; nëpàutë;


I diversi dialetti dell’isola d’Ischia

Giuseppe D’Ascia (1822-1889), autore della monumentale Storia dell’isola d’Ischia (1867), attribuiva giustamente le differenze dialettali al combinato disposto di diversi fattori: occupazioni militari, colonie, alleanze, prigionie, commercio, nonché viaggi, lettere, arti e scienze.

Scrive il D’Ascia:

“Se i primi coloni furono i greci, i primi dialetti furono gli attici, sopravvenero i siracusani e furono i dorici. Successero i Romani e vi portarono quelli del Lazio. Cominciò il miscuglio, delle diverse lingue, e surse l’Osca , poi detta Tosca, fin a che, nel XIII secolo le lingue ed i dialetti si stabilirono e si posarono con maggior stabilità. Ma proseguono le colonie a sbarcare in quest’isola coi sovrani Aragonesi, e vengono gli Spagnuoli, ed i Siciliani, e portano nuovi dialetti, e si sviluppano vi è più ove la carovana de’ nuovi venuti si accasa, si spande, si moltiplica, e vi resta segregata, senza ingentilirsi con l’istruzione, o col commercio, e col contatto di altri popoli.”


I diversi dialetti dell’isola d’Ischia
Insomma se è vero che trattandosi di un’isola le differenze non vanno enfatizzate, è altrettanto vero che i diversi dialetti ci restituiscono in qualche modo anche le diversità sociali e di status tra il versante settentrionale e quello meridionale dell’isola. Diversità storicamente riconducibili alla frequenza degli scambi commerciali e non solo con la terraferma, prima naturalmente che il turismo si imponesse come unica risorsa economica, mitigando di conseguenza le differenze culturali e linguistiche senza per questo annullarle del tutto.

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