02/09/13

La viticoltura a Ischia

Nonostante il turismo abbia prodotto, come ricaduta, una drastica contrazione delle superfici vitate, la viticultura rimane a tutt’oggi un aspetto importante dell’identità storica dell’isola d’Ischia. Soprattutto, il momento della vendemmia si è arricchito di un ulteriore significato legato all’attuale economia turistica: il passaggio dai ritmi frenetici dei mesi estivi, al tempo lento dell’autunno e dell’inverno sull’isola.

La viticoltura a Ischia
Un vero e proprio “rito di passaggio” dunque, che testimonia però dell’esistenza di una “cultura della vite” che resiste, e anzi, può tornare ad essere centrale anche economicamente sotto la spinta del miglioramento delle tecniche colturali. Forti di una tradizione che già dagli anni ‘60 del secolo scorso vede alcuni vini isolani stabilmente inseriti nei circuiti D.O.C. (Denominazione Origine Controllata), le case vinicole ischitane hanno puntato, in tutti questi anni, innanzitutto a migliorare la qualità della loro produzione, consentendo “a cascata” , anche il miglioramento del vino cosidetto “di casa”, quello destinato all’autoconsumo domestico.

La viticoltura a Ischia
All’oggi i vitigni storici più diffusi sono il Biancolella e il Forastera tra quelli a bacca bianca, il Guarnaccia(Per’ ‘e Palummo) e il Livella tra quelli neri. Questi ultimi però con una produzione molto più limitata rispetto ai bianchi.


Certo, anche il raffronto tra le nuove e le vecchie tecniche di produzione è impressionante. Basti guardare a come avveniva un tempo la spremitura dei grappoli per avere un’idea della fatica dell’antico processo di vinificazione. La spremitura veniva effettuata prima a piedi nudi in grandi vasche in lapillo battuto, dette “palmenti” e poi con l’ausilio di un rudimentale sistema di contrappesi fatto da grandi pali di legno collegati, tramite funi, ad un’enorme masso di tufo verde a forma di campana, detto “pietratorcia“. 

La viticoltura a Ischia
Anche le cantine per la conservazione del prodotto erano scavate interamente a mano nella roccia, compresa la realizzazione di quattro aperture nella parte alta della cellaio, dette “ventarole“, per garantire la necessaria aerazione dell’ambiente. Oggi scienza e tecnologia – dall’uso degli antigrittogamici a base di rame, all’utilizzo di uno strumento fondamentale come il il mostimetro, in grado di misurare sia il grado zuccherino raggiunto dalla bacca per deciderne il momento della raccolta, che di monitorare, in seguito, il processo di fermentazione del vino – consentono, a tutti i livelli, una migliore qualità media del prodotto finito.

La viticoltura a Ischia
Resta la difficoltà e per certi versi la dis-economicità sia della manutenzione del vitigno che della raccolta delle uve. In molte parti dell’isola questi processi sono ancora espletati manualmente a causa della difficile orografia del territorio e della limitata estensione dei terreni, figlia, a sua volta, dell’eccessivo frazionamento delle proprietà.

La viticoltura a Ischia
La diversità del paesaggio, dell’ambiente, è il valore aggiunto del viticoltura sull’isola, l’aspetto che conferisce dignità storico-culturale a una civiltà contadina, quella ischitana, senza i cui sacrifici, non potremmo apprezzare a pieno l’etichetta, l’immagine legata alla commercializzazione del vino locale, da anni e con successo, in giro per il mondo.

Nessun commento:

Posta un commento