E' la cima più alta dell'isola
d'Ischia e raggiunge i 789 metri. Al suo nome si sono dati diverse derivazioni,
ma le più attendibili sono: Epopon o Epopos che significa "io miro",
"io guardo" (D'Aloysio e Verlicchi); altri (Baldino) fanno derivare
il nome Epomeo dal greco Epopeus (in latino Epomeus) "guarda intorno".
Ziccardi riferisce anche un'altra etimologia: Epopon, ovvero "monte che
sovrasta tutte le sorgenti". Per Lamartine l'Epomeo era «luogo paradisiaco
dove l'anima si innalza a Dio e dal quale l'occhio beato si espande in un
panorama incantevole e meraviglioso che nessuna penna potrà riprodurre, dove si
vive l'aria di un altro mondo».
L'Epomeo ha presieduto da signore ai movimenti
tellurici ed alle violente eruzioni dell'isola, un tempo zona vulcanica molto
attiva, nota e temuta anche in età romana, fino all'ultimo fenomeno registrato,
nel 1301, con la famosa eruzione dell'Arso, oggi ancora ridente di ville.
La sua vetta si può raggiungere, tra percorsi di
suggestione incredibile, muovendosi da Fontana: sventrate le pendici del monte,
una strada asfaltata vi condurrà a soli venti minuti di cammino dalla cima.
Salendo, a piedi o cavalcando uno degli asinelli che sempre aspetta a Fontana,
tra pendici, margini di valloni, selve e piani, colli, giravolte, si giunge
alla sommità dove si potranno mirare l'Eremo di San Nicola e il Picco
dell'Epomeo. La vetta è costituita da un enorme masso di tufo verde
nel quale sono scavati i locali dell'ex eremo e la chiesetta dedicata a S.
Nicola di Bari.
Una volta in cima, l'anima si stacca dalle bassezze
del mondo e in quella bellezza di luce e aria pura si spiritualizza quasi
afferrando visioni d'infinito. Ischia balneare, Ischia chiassosa, Ischia
notturna, qui vengono messe da parte e il turista gode sublimi visioni, e
l'isola, tra le tante attrattive turistiche, offre anche tanta pace e
solitudine. Qui sono banditi gli impegni e tutto ciò che ha reso schiavo
l'uomo. Qui si respira in libertà e a pieni polmoni aria ossigenata, fuggendo
ai ripetuti sguardi di occhi indiscreti, correndo per le aperte campagne e in
cima al monte. Una giornata all'Epomeo rimarrà indelebile: da questo mondo di
fascino e di purezza si godono panorami esaltanti; si domina l'intera isola, si
possono ammirare Capri, Ponza, a quasi cento chilometri di distanza, Gaeta a
Nord. A mezzogiorno il mare si perde verso lontani lidi, mentre a Est si
presenta Napoli con il suo Vesuvio, e giù fino alla catena dei Lattari ed alla
penisola Sorrentina.
Ma l'Epomeo è colmo anche di anni di storia civile e
religiosa: il turista, giungendo sulla cima del monte trova scavata nella
roccia tufacea una chiesetta con annesse celle e corridoi che portano da un
lato all'altro della montagna. La chiesetta già esisteva nel 1459, come
conferma Pontano nel suo «DE BELLO NEAPOLITANO», nel quale racconta, parlando
della battaglia tra Giovanni D'Angiò e le truppe dell'Ammiraglio Poo, che
questi ascendeva silenziosamente l'Epomeo in cima al quale, vi era una
chiesetta dedicata a San Nicola di Bari. Non si è storicamente sicuri di quanto
furono scavate le grotte e se servirono di rifugio al cristiani nei primi tempi
del cristianesimo oppure furono agli abitanti dell'isola che vi si trinceravano
per sfuggire agli assalti dei pirati. Quest'ultima tesi viene supportata dal
fatto che da un lato del monte sino al 1464 esisteva una bastia, costruita già
da molto tempo, proprio per accogliere gli isolani dai frequenti e improvvisi
attacchi del turchi. L'Epomeo durante le incursioni dei pirati e nel periodo di
ogni guerra fu un ottimo punto di avvistamento. Le terre napoletane e romane
venivano avvisate con potenti fumate dal pericolo di navi nemiche, fossero esse
navi pirate o legni nemici.
Per chi vorrebbe salire l'Epomeo in sella, informatevi leggendo il nostro post, Epomeo in Sella.
Per chi vorrebbe salire l'Epomeo in sella, informatevi leggendo il nostro post, Epomeo in Sella.