Visualizzazione post con etichetta vini ischia. Mostra tutti i post
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21/05/17

Visita alle Case Vinicole di Ischia

Ad Ischia vi sono numerose aziende vinicole che producono dell'ottimo vino, venduto in tutt'Italia ed esportato anche all'estero. Un tour per le case vinicole, durante il vostro soggiorno a Ischia è sicuramente un'ottima idea. In queste aziende infatti, potrete degustare i vini, visitare le cantine e magari acquistare anche qualche bottiglia. Ecco le principali aziende da visitare:

Visita alle Case Vinicole di Ischia


E' la più antica casa vinicola isolana e si trova a Forio d'Ischia (vicina alla frazione di Panza). E' raggiungibile in autobus sino ad un certo punto, e poi dovete proseguire a piedi per un pò, mentre in taxi potrete arrivare facilmente sino a destinazione. Per una visita completa, l'azienda ha predisposto due itinerari per conoscere il territorio nel quale opera, lo stabilimento ed il bellissimo Museo Contadino dove sono esposti attrezzi agricoli, foto e cimeli che rappresentano la tradizione contadina isolana nei secoli. 

Visita alle Case Vinicole di Ischia

Ecco i due itinerari proposti:

Itinerario Casa D'Ambra: Visita allo stabilimento ed alla cantina di produzione, al Museo del Contadino con degustazione di vini propri, accompagnati da formaggi e salumi locali.

Itinerario del Vigneto Frassitelli: Comprende la visita guidata allo stupendo vigneto che si trova in posizione panoramica a 500 metri sul livello del mare. Si può fare poi, un giro in monorotaia, attraverso tutto il vigneto. Sul belvedere inoltre, è servito l'aperitivo, seguito poi dalla degustazione dei vini D'Ambra accompagnati da specialità della cucina ischitana. Entrambi gli itinerari si possono anche abbinare. Per i gruppi, il numero massimo per ciascun itinerario è di 20 persone.

Informazioni e Prenotazioni


Via Mario D'Ambra, 16 - Forio d'Ischia
Tel. 081 907246 - Fax 081 908190
Per prenotare le visite guidate: Tel. 081 907210

Visita alle Case Vinicole di Ischia



Anche quest'azienda si trova a Forio d'Ischia ed è aperta al pubblico da aprile a ottobre. La si può visitare, degustando i vini ed assaggiando piccole sfizioserie della cucina isolana come pane e pomodoro, piccole frittelle di pasta ed erbe profumatesalumiformaggi e tantissime altre cose da provare!

Visita alle Case Vinicole di Ischia

Le degustazioni avvengono di fronte alla cantina, sotto un bellissimo pergolato di viti e su tavoli di pietra vulcanica. Una visita quindi, la consigliamo...

Informazioni


Via Prov.le Panza, 267 - Forio
Tel. 081908206 - 081907232

Orario di Apertura al pubblico:
dal 15/06 al 15/09 dalle 17,30 a tarda sera
dal 01/04 al 14/06 e dal 16/09 al 15/11 dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 20
Venerdi, sabato e domenica aperto anche la sera.

14/10/16

La vendemmia sull'isola d'Ischia

grappoli che brillano al sole, l'odore forte della campagna, la frescura di un antico cellaio. Secoli di coltivazione della vite, secoli di fatica nei campi e di buon vino. Ed ogni momento legato a Bacco è una festa...

E' festa quando finisce tutto. Quando gli attrezzi si posano, l'uva è messa a riposo e deve fare il suo lavoro lento.

Quando la vendemmia termina comincia la festa: e dopo tanta fatica la tavola deve essere "importante", il cibo forte e ristoratore.

Partecipare alla festa della vendemmia o anche, alle stesse fasi di raccolta dell'uva è davvero un'esperienza da compiere.

Si va indietro nel tempo quando tutto era più genuino ed il contatto con la terra pieno. Sull'isola un rito che si compie ad ogni fine estate, a metà settembre o inizio ottobre.

E quando viene san Martino, a novembre, scopriremo il risultato: si assaggia il vino nuovo.

Ed è ancora festa.

La vendemmia sull'isola d'Ischia
Raccogliendo queste antiche tradizioni le Cantine Pietratoricia di Forio ogni anno aprono a tutti la festa del vino nuovo. Novembre sull'isola è sempre mite e stare insieme a brindare riscalda, se necessario ancora di più l'atmosfera.

Di seguito riportiamo un articolo che ben descrive la vendemmia isolana tratto dal sito www.foriocultura.it

L’uva viene ancora oggi raccolta a mano e trasportata a spalla in ceste o piccole cassette in modo da garantirne l’integrità; in alcune zone si utilizzano ancora muli e asini (questi ultimi fino all’Ottocento unico mezzo di trasporto), mentre nei vigneti più impervi e ripidi, come quello in località Frassitelli, situato alle falde del monte Epomeo a circa 500 metri sul livello del mare, sono state introdotte monorotaie.

I contenitori tradizionali per il trasporto dell’uva, tutti in legno di castagno, sono tini, cupelle e ‘u tavut, una cassa di forma rettangolare utilizzata per il trasporto a dorso del mulo. La vendemmia, soprattutto in passato, rappresentava un evento talmente importante da coinvolgere l’intera famiglia.

La vendemmia sull'isola d'Ischia
La settimana precedente ci si dedicava ai preparativi che richiedevano molto lavoro e fatica e comprendevano la pulitura con acqua bollente del palmento, del torchio, dei tini, il lavaggio accurato delle grosse botti, in cui si entrava per sciacquarle più volte con acqua calda e strofinarle all’interno con una scopa dura di mortella.

Il giorno della vendemmia le operazioni da svolgere erano tante e richiedevano velocità e destrezza.

L’uva era talmente preziosa che ogni residuo delle diverse fasi di lavorazione veniva riciclato e riutilizzato.

La raccolta dell’uva iniziava di primo mattino.

grappoli venivano recisi dalla vite con coltelli ricurvi o con forbici e fatti cadere nei tini, recipienti di doghe di legno che erano poi trasportati fino alla cantina a spalla o, in caso di lunghe distanze, a dorso di muli.

L’uva da tavola destinata al consumo familiare era invece raccolta nei canestri o in contenitori di canna e vimini dette “cufanelle”. Fino a qualche decennio fa alle donne spettava il compito di raccogliere l’uva detta cuglienara, caratterizzata da acini grossi, dalla quale, una volta essiccata, si ricavava il vino “sorriso”.

L’uva raccolta nei tini veniva portata nella cantina e scaricata nel palmento, una grande vasca in lapillo battuto dove avveniva l’operazione della pigiatura, detta “a’ carcatura”: uno o più uomini entravano nel palmento a piedi nudi e, immersi nei grappoli d’uva fino all’anca, premevano i grappoli alzando le gambe con un movimento ritmico e veloce, che spesso accompagnavano intonando canti.

Questa procedura esisteva fin nell’antichità, come testimoniano tracce di palmenti magno-greci nell’isola.

Il mosto ricavato dalla prima pigiatura si riversava attraverso un foro del palmento in un’altra vasca più piccola, dove veniva raccolto in apposite tinozze di legno, ‘u t’niell’e, poste sotto ‘u doce, il monolite di pietra vulcanica forato al centro che collegava il palmento superiore con quello inferiore.

La vendemmia sull'isola d'Ischia
Attraverso imbuti di legno il mosto dalle tinozze veniva riversato in grosse botti dove avveniva la fermentazione, mentre il liquido fuoriuscito e depositato sul fondo del palmento inferiore veniva recuperato con una paletta di legno con un’estremità rivestita di lamierino metallico, detta ‘a sassola. Per far scorrere liberamente il mosto verso ‘u doce le vinacce residuo della spremitura venivano ammassate lungo le pareti laterali del palmento.

L’operazione era chiamata ‘u munacielle (da munaccie = vinaccia).

La fase successiva era quella della torchiatura che, prima dell’avvento del torchio a vite, detto anche di Plinio (un esemplare tedesco del 1486 è esposto nel Museo Contadino di Casa D’Ambra), avveniva con il cosiddetto torchio di Catone, caratterizzato dall’uso della pietratorcia.

Questo sistema di torchiatura, risalente almeno al II sec. d.C., è stato utilizzato sull’isola fino a cinquant’anni fa.

La vinaccia veniva ammassata al centro del palmento superiore formando ‘u murillo, sul quale venivano poste tavole a più strati che reggevano un pezzo di legno utilizzato come alloggio per un lungo palo di castagno.

Ad un’estremità del palo erano legate due corde che reggevano un altro elemento ligneo, ‘u mul’nielle, al quale era legata con una fune ‘a preta torcia, un grosso e pesante masso di tufo verde dalla forma simile ad una campana.

La vendemmia sull'isola d'Ischia
Con l’abbassamento graduale del palo si otteneva una torchiatura soffice della vinaccia che durava due o tre giorni. Il mosto ricavato dalla torchiatura veniva aggiunto a quello vergine. La botte veniva coperta con una foglia di fico. La fermentazione durava 30-40 giorni. I contadini conoscevano alcuni trucchi naturali per migliorare la qualità del vino prodotto. Ad esempio, quando la qualità dell’uva non era perfetta, si aggiungevano al mosto in fase di fermentazione basilico e petali di rose, in modo da aromatizzare il vino e mascherare il sapore e l’odore di muffa.

Per dare invece una colorazione più intensa al vino rosso venivano usati i frutti dell’uva di Spagna, detta in dialetto pegna strommele, una pianta tintoria di origine americana introdotta in Europa dagli Spagnoli e spontaneizzata sull’isola già dalla prima metà dell’Ottocento. La vinaccia rimasta nel torchio, ‘u trocchie, veniva distesa nel palmento e lasciata fermentare con l’aggiunta di acqua per circa tre giorni; da questa operazione si otteneva un vinello chiamato saccapann, utilizzato per il consumo giornaliero del contadino.

La fine della vendemmia si festeggiava con una grande tavolata all’aperto, dove si banchettava con pasta al sugo di coniglio, il vino vecchio spillato nei boccali di terracotta (detti arciulo e pizzepapere) e il tipico coniglio allacacciatora cucinato nel tegame di argilla, il tian’. I festeggiamenti talvolta proseguivano con danze e canti. Terminata la fermentazione, la botte veniva chiusa con un tappo di sughero ricoperto di sabbia e il vino era lasciato a decantare fino al mese di febbraio quando, con la luna crescente, il contadino eseguiva la “sfecciata”, ossia separava il vino dalla feccia e lo travasava.

27/05/16

Visita alle Case Vinicole di Ischia

Ad Ischia vi sono numerose aziende vinicole che producono dell'ottimo vino, venduto in tutt'Italia ed esportato anche all'estero. Un tour per le case vinicole, durante il vostro soggiorno a Ischia è sicuramente un'ottima idea. In queste aziende infatti, potrete degustare i vini, visitare le cantine e magari acquistare anche qualche bottiglia. Ecco le principali aziende da visitare:

Visita alle Case Vinicole di Ischia


E' la più antica casa vinicola isolana e si trova a Forio d'Ischia (vicina alla frazione di Panza). E' raggiungibile in autobus sino ad un certo punto, e poi dovete proseguire a piedi per un pò, mentre in taxi potrete arrivare facilmente sino a destinazione. Per una visita completa, l'azienda ha predisposto due itinerari per conoscere il territorio nel quale opera, lo stabilimento ed il bellissimo Museo Contadino dove sono esposti attrezzi agricoli, foto e cimeli che rappresentano la tradizione contadina isolana nei secoli. 

Visita alle Case Vinicole di Ischia

Ecco i due itinerari proposti:

Itinerario Casa D'Ambra: Visita allo stabilimento ed alla cantina di produzione, al Museo del Contadino con degustazione di vini propri, accompagnati da formaggi e salumi locali.

Itinerario del Vigneto Frassitelli: Comprende la visita guidata allo stupendo vigneto che si trova in posizione panoramica a 500 metri sul livello del mare. Si può fare poi, un giro in monorotaia, attraverso tutto il vigneto. Sul belvedere inoltre, è servito l'aperitivo, seguito poi dalla degustazione dei vini D'Ambra accompagnati da specialità della cucina ischitana. Entrambi gli itinerari si possono anche abbinare. Per i gruppi, il numero massimo per ciascun itinerario è di 20 persone.

Informazioni e Prenotazioni


Via Mario D'Ambra, 16 - Forio d'Ischia
Tel. 081 907246 - Fax 081 908190
Per prenotare le visite guidate: Tel. 081 907210

Visita alle Case Vinicole di Ischia



Anche quest'azienda si trova a Forio d'Ischia ed è aperta al pubblico da aprile a ottobre. La si può visitare, degustando i vini ed assaggiando piccole sfizioserie della cucina isolana come pane e pomodoro, piccole frittelle di pasta ed erbe profumatesalumiformaggi e tantissime altre cose da provare!

Visita alle Case Vinicole di Ischia

Le degustazioni avvengono di fronte alla cantina, sotto un bellissimo pergolato di viti e su tavoli di pietra vulcanica. Una visita quindi, la consigliamo...

Informazioni


Via Prov.le Panza, 267 - Forio
Tel. 081908206 - 081907232

Orario di Apertura al pubblico:
dal 15/06 al 15/09 dalle 17,30 a tarda sera
dal 01/04 al 14/06 e dal 16/09 al 15/11 dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 20
Venerdi, sabato e domenica aperto anche la sera.

05/10/15

La vendemmia sull'isola d'Ischia

grappoli che brillano al sole, l'odore forte della campagna, la frescura di un antico cellaio. Secoli di coltivazione della vite, secoli di fatica nei campi e di buon vino. Ed ogni momento legato a Bacco è una festa...

E' festa quando finisce tutto. Quando gli attrezzi si posano, l'uva è messa a riposo e deve fare il suo lavoro lento.

Quando la vendemmia termina comincia la festa: e dopo tanta fatica la tavola deve essere "importante", il cibo forte e ristoratore.

Partecipare alla festa della vendemmia o anche, alle stesse fasi di raccolta dell'uva è davvero un'esperienza da compiere.

Si va indietro nel tempo quando tutto era più genuino ed il contatto con la terra pieno. Sull'isola un rito che si compie ad ogni fine estate, a metà settembre o inizio ottobre.

E quando viene san Martino, a novembre, scopriremo il risultato: si assaggia il vino nuovo.

Ed è ancora festa.

La vendemmia sull'isola d'Ischia
Raccogliendo queste antiche tradizioni le Cantine Pietratoricia di Forio ogni anno aprono a tutti la festa del vino nuovo. Novembre sull'isola è sempre mite e stare insieme a brindare riscalda, se necessario ancora di più l'atmosfera.

Di seguito riportiamo un articolo che ben descrive la vendemmia isolana tratto dal sito www.foriocultura.it

L’uva viene ancora oggi raccolta a mano e trasportata a spalla in ceste o piccole cassette in modo da garantirne l’integrità; in alcune zone si utilizzano ancora muli e asini (questi ultimi fino all’Ottocento unico mezzo di trasporto), mentre nei vigneti più impervi e ripidi, come quello in località Frassitelli, situato alle falde del monte Epomeo a circa 500 metri sul livello del mare, sono state introdotte monorotaie.

I contenitori tradizionali per il trasporto dell’uva, tutti in legno di castagno, sono tini, cupelle e ‘u tavut, una cassa di forma rettangolare utilizzata per il trasporto a dorso del mulo. La vendemmia, soprattutto in passato, rappresentava un evento talmente importante da coinvolgere l’intera famiglia.

La vendemmia sull'isola d'Ischia
La settimana precedente ci si dedicava ai preparativi che richiedevano molto lavoro e fatica e comprendevano la pulitura con acqua bollente del palmento, del torchio, dei tini, il lavaggio accurato delle grosse botti, in cui si entrava per sciacquarle più volte con acqua calda e strofinarle all’interno con una scopa dura di mortella.

Il giorno della vendemmia le operazioni da svolgere erano tante e richiedevano velocità e destrezza.

L’uva era talmente preziosa che ogni residuo delle diverse fasi di lavorazione veniva riciclato e riutilizzato.

La raccolta dell’uva iniziava di primo mattino.

grappoli venivano recisi dalla vite con coltelli ricurvi o con forbici e fatti cadere nei tini, recipienti di doghe di legno che erano poi trasportati fino alla cantina a spalla o, in caso di lunghe distanze, a dorso di muli.

L’uva da tavola destinata al consumo familiare era invece raccolta nei canestri o in contenitori di canna e vimini dette “cufanelle”. Fino a qualche decennio fa alle donne spettava il compito di raccogliere l’uva detta cuglienara, caratterizzata da acini grossi, dalla quale, una volta essiccata, si ricavava il vino “sorriso”.

L’uva raccolta nei tini veniva portata nella cantina e scaricata nel palmento, una grande vasca in lapillo battuto dove avveniva l’operazione della pigiatura, detta “a’ carcatura”: uno o più uomini entravano nel palmento a piedi nudi e, immersi nei grappoli d’uva fino all’anca, premevano i grappoli alzando le gambe con un movimento ritmico e veloce, che spesso accompagnavano intonando canti.

Questa procedura esisteva fin nell’antichità, come testimoniano tracce di palmenti magno-greci nell’isola.

Il mosto ricavato dalla prima pigiatura si riversava attraverso un foro del palmento in un’altra vasca più piccola, dove veniva raccolto in apposite tinozze di legno, ‘u t’niell’e, poste sotto ‘u doce, il monolite di pietra vulcanica forato al centro che collegava il palmento superiore con quello inferiore.

La vendemmia sull'isola d'Ischia
Attraverso imbuti di legno il mosto dalle tinozze veniva riversato in grosse botti dove avveniva la fermentazione, mentre il liquido fuoriuscito e depositato sul fondo del palmento inferiore veniva recuperato con una paletta di legno con un’estremità rivestita di lamierino metallico, detta ‘a sassola. Per far scorrere liberamente il mosto verso ‘u doce le vinacce residuo della spremitura venivano ammassate lungo le pareti laterali del palmento.

L’operazione era chiamata ‘u munacielle (da munaccie = vinaccia).

La fase successiva era quella della torchiatura che, prima dell’avvento del torchio a vite, detto anche di Plinio (un esemplare tedesco del 1486 è esposto nel Museo Contadino di Casa D’Ambra), avveniva con il cosiddetto torchio di Catone, caratterizzato dall’uso della pietratorcia.

Questo sistema di torchiatura, risalente almeno al II sec. d.C., è stato utilizzato sull’isola fino a cinquant’anni fa.

La vinaccia veniva ammassata al centro del palmento superiore formando ‘u murillo, sul quale venivano poste tavole a più strati che reggevano un pezzo di legno utilizzato come alloggio per un lungo palo di castagno.

Ad un’estremità del palo erano legate due corde che reggevano un altro elemento ligneo, ‘u mul’nielle, al quale era legata con una fune ‘a preta torcia, un grosso e pesante masso di tufo verde dalla forma simile ad una campana.

La vendemmia sull'isola d'Ischia
Con l’abbassamento graduale del palo si otteneva una torchiatura soffice della vinaccia che durava due o tre giorni. Il mosto ricavato dalla torchiatura veniva aggiunto a quello vergine. La botte veniva coperta con una foglia di fico. La fermentazione durava 30-40 giorni. I contadini conoscevano alcuni trucchi naturali per migliorare la qualità del vino prodotto. Ad esempio, quando la qualità dell’uva non era perfetta, si aggiungevano al mosto in fase di fermentazione basilico e petali di rose, in modo da aromatizzare il vino e mascherare il sapore e l’odore di muffa.

Per dare invece una colorazione più intensa al vino rosso venivano usati i frutti dell’uva di Spagna, detta in dialetto pegna strommele, una pianta tintoria di origine americana introdotta in Europa dagli Spagnoli e spontaneizzata sull’isola già dalla prima metà dell’Ottocento. La vinaccia rimasta nel torchio, ‘u trocchie, veniva distesa nel palmento e lasciata fermentare con l’aggiunta di acqua per circa tre giorni; da questa operazione si otteneva un vinello chiamato saccapann, utilizzato per il consumo giornaliero del contadino.

La fine della vendemmia si festeggiava con una grande tavolata all’aperto, dove si banchettava con pasta al sugo di coniglio, il vino vecchio spillato nei boccali di terracotta (detti arciulo e pizzepapere) e il tipico coniglio allacacciatora cucinato nel tegame di argilla, il tian’. I festeggiamenti talvolta proseguivano con danze e canti. Terminata la fermentazione, la botte veniva chiusa con un tappo di sughero ricoperto di sabbia e il vino era lasciato a decantare fino al mese di febbraio quando, con la luna crescente, il contadino eseguiva la “sfecciata”, ossia separava il vino dalla feccia e lo travasava.

21/01/15

Visita alle Case Vinicole di Ischia

Ad Ischia vi sono numerose aziende vinicole che producono dell'ottimo vino, venduto in tutt'Italia ed esportato anche all'estero. Un tour per le case vinicole, durante il vostro soggiorno a Ischia è sicuramente un'ottima idea. In queste aziende infatti, potrete degustare i vini, visitare le cantine e magari acquistare anche qualche bottiglia. Ecco le principali aziende da visitare:

Visita alle Case Vinicole di Ischia


E' la più antica casa vinicola isolana e si trova a Forio d'Ischia (vicina alla frazione di Panza). E' raggiungibile in autobus sino ad un certo punto, e poi dovete proseguire a piedi per un pò, mentre in taxi potrete arrivare facilmente sino a destinazione. Per una visita completa, l'azienda ha predisposto due itinerari per conoscere il territorio nel quale opera, lo stabilimento ed il bellissimo Museo Contadino dove sono esposti attrezzi agricoli, foto e cimeli che rappresentano la tradizione contadina isolana nei secoli. 

Visita alle Case Vinicole di Ischia

Ecco i due itinerari proposti:

Itinerario Casa D'Ambra: Visita allo stabilimento ed alla cantina di produzione, al Museo del Contadino con degustazione di vini propri, accompagnati da formaggi e salumi locali.

Itinerario del Vigneto Frassitelli: Comprende la visita guidata allo stupendo vigneto che si trova in posizione panoramica a 500 metri sul livello del mare. Si può fare poi, un giro in monorotaia, attraverso tutto il vigneto. Sul belvedere inoltre, è servito l'aperitivo, seguito poi dalla degustazione dei vini D'Ambra accompagnati da specialità della cucina ischitana. Entrambi gli itinerari si possono anche abbinare. Per i gruppi, il numero massimo per ciascun itinerario è di 20 persone.

Informazioni e Prenotazioni


Via Mario D'Ambra, 16 - Forio d'Ischia
Tel. 081 907246 - Fax 081 908190
Per prenotare le visite guidate: Tel. 081 907210

Visita alle Case Vinicole di Ischia



Anche quest'azienda si trova a Forio d'Ischia ed è aperta al pubblico da aprile a ottobre. La si può visitare, degustando i vini ed assaggiando piccole sfizioserie della cucina isolana come pane e pomodoro, piccole frittelle di pasta ed erbe profumatesalumiformaggi e tantissime altre cose da provare!

Visita alle Case Vinicole di Ischia

Le degustazioni avvengono di fronte alla cantina, sotto un bellissimo pergolato di viti e su tavoli di pietra vulcanica. Una visita quindi, la consigliamo...

Informazioni


Via Prov.le Panza, 267 - Forio
Tel. 081908206 - 081907232

Orario di Apertura al pubblico:
dal 15/06 al 15/09 dalle 17,30 a tarda sera
dal 01/04 al 14/06 e dal 16/09 al 15/11 dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 20
Venerdi, sabato e domenica aperto anche la sera.

05/10/14

La vendemmia sull'isola d'Ischia

grappoli che brillano al sole, l'odore forte della campagna, la frescura di un antico cellaio. Secoli di coltivazione della vite, secoli di fatica nei campi e di buon vino. Ed ogni momento legato a Bacco è una festa...

E' festa quando finisce tutto. Quando gli attrezzi si posano, l'uva è messa a riposo e deve fare il suo lavoro lento.

Quando la vendemmia termina comincia la festa: e dopo tanta fatica la tavola deve essere "importante", il cibo forte e ristoratore.

Partecipare alla festa della vendemmia o anche, alle stesse fasi di raccolta dell'uva è davvero un'esperienza da compiere.

Si va indietro nel tempo quando tutto era più genuino ed il contatto con la terra pieno. Sull'isola un rito che si compie ad ogni fine estate, a metà settembre o inizio ottobre.

E quando viene san Martino, a novembre, scopriremo il risultato: si assaggia il vino nuovo.

Ed è ancora festa.

La vendemmia sull'isola d'Ischia
Raccogliendo queste antiche tradizioni le Cantine Pietratoricia di Forio ogni anno aprono a tutti la festa del vino nuovo. Novembre sull'isola è sempre mite e stare insieme a brindare riscalda, se necessario ancora di più l'atmosfera.

Di seguito riportiamo un articolo che ben descrive la vendemmia isolana tratto dal sito www.foriocultura.it

L’uva viene ancora oggi raccolta a mano e trasportata a spalla in ceste o piccole cassette in modo da garantirne l’integrità; in alcune zone si utilizzano ancora muli e asini (questi ultimi fino all’Ottocento unico mezzo di trasporto), mentre nei vigneti più impervi e ripidi, come quello in località Frassitelli, situato alle falde del monte Epomeo a circa 500 metri sul livello del mare, sono state introdotte monorotaie.

I contenitori tradizionali per il trasporto dell’uva, tutti in legno di castagno, sono tini, cupelle e ‘u tavut, una cassa di forma rettangolare utilizzata per il trasporto a dorso del mulo. La vendemmia, soprattutto in passato, rappresentava un evento talmente importante da coinvolgere l’intera famiglia.

La vendemmia sull'isola d'Ischia
La settimana precedente ci si dedicava ai preparativi che richiedevano molto lavoro e fatica e comprendevano la pulitura con acqua bollente del palmento, del torchio, dei tini, il lavaggio accurato delle grosse botti, in cui si entrava per sciacquarle più volte con acqua calda e strofinarle all’interno con una scopa dura di mortella.

Il giorno della vendemmia le operazioni da svolgere erano tante e richiedevano velocità e destrezza.

L’uva era talmente preziosa che ogni residuo delle diverse fasi di lavorazione veniva riciclato e riutilizzato.

La raccolta dell’uva iniziava di primo mattino.

grappoli venivano recisi dalla vite con coltelli ricurvi o con forbici e fatti cadere nei tini, recipienti di doghe di legno che erano poi trasportati fino alla cantina a spalla o, in caso di lunghe distanze, a dorso di muli.

L’uva da tavola destinata al consumo familiare era invece raccolta nei canestri o in contenitori di canna e vimini dette “cufanelle”. Fino a qualche decennio fa alle donne spettava il compito di raccogliere l’uva detta cuglienara, caratterizzata da acini grossi, dalla quale, una volta essiccata, si ricavava il vino “sorriso”.

L’uva raccolta nei tini veniva portata nella cantina e scaricata nel palmento, una grande vasca in lapillo battuto dove avveniva l’operazione della pigiatura, detta “a’ carcatura”: uno o più uomini entravano nel palmento a piedi nudi e, immersi nei grappoli d’uva fino all’anca, premevano i grappoli alzando le gambe con un movimento ritmico e veloce, che spesso accompagnavano intonando canti.

Questa procedura esisteva fin nell’antichità, come testimoniano tracce di palmenti magno-greci nell’isola.

Il mosto ricavato dalla prima pigiatura si riversava attraverso un foro del palmento in un’altra vasca più piccola, dove veniva raccolto in apposite tinozze di legno, ‘u t’niell’e, poste sotto ‘u doce, il monolite di pietra vulcanica forato al centro che collegava il palmento superiore con quello inferiore.

La vendemmia sull'isola d'Ischia
Attraverso imbuti di legno il mosto dalle tinozze veniva riversato in grosse botti dove avveniva la fermentazione, mentre il liquido fuoriuscito e depositato sul fondo del palmento inferiore veniva recuperato con una paletta di legno con un’estremità rivestita di lamierino metallico, detta ‘a sassola. Per far scorrere liberamente il mosto verso ‘u doce le vinacce residuo della spremitura venivano ammassate lungo le pareti laterali del palmento.

L’operazione era chiamata ‘u munacielle (da munaccie = vinaccia).

La fase successiva era quella della torchiatura che, prima dell’avvento del torchio a vite, detto anche di Plinio (un esemplare tedesco del 1486 è esposto nel Museo Contadino di Casa D’Ambra), avveniva con il cosiddetto torchio di Catone, caratterizzato dall’uso della pietratorcia.

Questo sistema di torchiatura, risalente almeno al II sec. d.C., è stato utilizzato sull’isola fino a cinquant’anni fa.

La vinaccia veniva ammassata al centro del palmento superiore formando ‘u murillo, sul quale venivano poste tavole a più strati che reggevano un pezzo di legno utilizzato come alloggio per un lungo palo di castagno.

Ad un’estremità del palo erano legate due corde che reggevano un altro elemento ligneo, ‘u mul’nielle, al quale era legata con una fune ‘a preta torcia, un grosso e pesante masso di tufo verde dalla forma simile ad una campana.

La vendemmia sull'isola d'Ischia
Con l’abbassamento graduale del palo si otteneva una torchiatura soffice della vinaccia che durava due o tre giorni. Il mosto ricavato dalla torchiatura veniva aggiunto a quello vergine. La botte veniva coperta con una foglia di fico. La fermentazione durava 30-40 giorni. I contadini conoscevano alcuni trucchi naturali per migliorare la qualità del vino prodotto. Ad esempio, quando la qualità dell’uva non era perfetta, si aggiungevano al mosto in fase di fermentazione basilico e petali di rose, in modo da aromatizzare il vino e mascherare il sapore e l’odore di muffa.

Per dare invece una colorazione più intensa al vino rosso venivano usati i frutti dell’uva di Spagna, detta in dialetto pegna strommele, una pianta tintoria di origine americana introdotta in Europa dagli Spagnoli e spontaneizzata sull’isola già dalla prima metà dell’Ottocento. La vinaccia rimasta nel torchio, ‘u trocchie, veniva distesa nel palmento e lasciata fermentare con l’aggiunta di acqua per circa tre giorni; da questa operazione si otteneva un vinello chiamato saccapann, utilizzato per il consumo giornaliero del contadino.

La fine della vendemmia si festeggiava con una grande tavolata all’aperto, dove si banchettava con pasta al sugo di coniglio, il vino vecchio spillato nei boccali di terracotta (detti arciulo e pizzepapere) e il tipico coniglio allacacciatora cucinato nel tegame di argilla, il tian’. I festeggiamenti talvolta proseguivano con danze e canti. Terminata la fermentazione, la botte veniva chiusa con un tappo di sughero ricoperto di sabbia e il vino era lasciato a decantare fino al mese di febbraio quando, con la luna crescente, il contadino eseguiva la “sfecciata”, ossia separava il vino dalla feccia e lo travasava.