29/10/15

L’isola d’Ischia e l’antica tradizione dell’allevamento del coniglio

Strano a dirsi per una località di mare ma, per secoli, l’economia dell’isola d’Ischia è stata prevalentemente agricola, con una minoranza della popolazione dedita invece alla pesca. Una scelta saggia e in fondo obbligata quella degli ischitani che, grazie alla fertilità del suolo vulcanicoricco di potassio, hanno preferito la terra alle insidie dell’andar per mare. Non che la vita dei campi fosse una vita agiata o immune da pericoli! Anzi, osservando il paesaggio agricolo dell’isola la prima cosa che salta agli occhi è la fatica enorme che è stata fatta per recuperare superficie coltivabile a una natura impervia e dalla morfologia complicata. Una vocazione eroica che ben vale le definizioni ricorrenti di “agricoltura di montagna” o, con riferimento alle maestranze, di “agricoltori alpinisti“.

Due i simboli dell’identità rurale dell’isola d’Ischia: la viticoltura e l’allevamento del coniglioTradizioni ancora attuali e, tra l’altro, al centro di diversi progetti tesi alla loro salvaguardia valorizzazione, anche turistica, fermo restando il fatto che ancora non si può parlare di un vero e proprio ritorno alla terra. Almeno stando al confronto tra i 5000 ettari coltivati a vigna e orto ancora negli anni ‘60 del ‘900 a fronte dei 600 attuali, dopo che nell’anno 2000 pare addirittura si sia toccato il punto più basso della produzione agricola e vinicola con soli 350 ettari coltivati.

L’isola d’Ischia e l’antica tradizione dell’allevamento del coniglio
La scelta di allevare il coniglio poi si spiega, molto semplicemente, con la velocità dei tempi di riproduzione e accrescimento dell’animale, tanto che nel 1500 era già la specie più allevata nei poderi ischitani. Non solo. La presenza di conigli selvatici sull’isola d’Ischia risale nientemeno all’epoca romana, per non dire della secolare consuetudine delle coorti aragonesi e borboniche di ripopolare con l’animale il sottobosco dell’isola a garanzia del proprio divertimento venatorio.

Non deve stupire perciò che la vecchia tecnica di allevamento del coniglio in profonde fosse sia mutuata proprio da una profonda conoscenza delle sue abitudini allo stato brado. Abitudini che gli agricoltori ischitani tendevano a preservare intuendo che la conservazione dell’istinto gregario-coloniale del coniglio garantisse una migliore qualità delle sue carni, rispetto alle maggiori costrizioni cui le bestie sarebbero state invece inevitabilmente sottoposte con altre forme di allevamento.

L’isola d’Ischia e l’antica tradizione dell’allevamento del coniglio
In realtà, i conigli venivano allevati in profonde buche anche per un’altra ragione, strumentale alla necessità di ricavare terra nuova da destinare alla produzione vitivinicola. Le fosse venivano così riadattate all’allevamento dell’animale rivestendone le pareti interne con i caratteristici muri a secco (parracine) in tufo verde locale, fatta eccezione per due cunicoli sul lato cieco della buca dove gli animali potevano scavare assecondando il proprio istinto, senza tuttavia il rischio che potessero trovare in questo modo una via di fuga.

L’alimentazione era esclusivamente naturale e prevedeva la somministrazione giornaliera di graminacee, le stesse che crescevano lungo le pareti della fossa, foglie e steli delle leguminose, fave sopratutto, residui di potatura del vitigno e degli alberi da frutto. Oggi questa pratica è quasi del tutto scomparsa, soppiantata da forme di allevamento pensate innanzitutto per il commercio e che tuttavia si sono rivelate nel tempo più efficienti anche per la produzione finalizzata all’autoconsumo domestico.

L’isola d’Ischia e l’antica tradizione dell’allevamento del coniglio

Resta il dato del consumo annuo di questo tipo di carne che, sull’isola d’Ischia si stima sia di 40 kg pro capite contro una media nazionale di 16 e, resta, soprattutto, il senso di una tradizione che, per quanto rinnovata – con la preferenza per l’allevamento in gabbia – spesso si ispira ad un giusto compromesso tra nuove tecniche d’allevamento e l’antico modo di alimentazione dell’animale, con prodotti naturali invece dei mangimi industriali.

Va anche detto che c’è più di una persona che lavora da anni per un ritorno all’antica tecnica di allevamento del “coniglio da fossa” sull’isola d’Ischia, adducendo come ragione fondamentale la sua maggiore eco-compatibilità, soprattutto in considerazione del maggiore benessere animale come indice di qualità del prodotto finito. Tanto più – si sostiene – che oggi l’accresciuta attenzione alle norme igienico-sanitarie e, in generale, gli enormi progressi della scienza veterinaria, rendono possibile la sopravvivenza di una tecnica colturale che è sì dispendiosa, ma non presenta più indici elevati di mortalità dell’animale come in passato.

25/10/15

Isola di Ischia : Incanti autunnali dei boschi

Passeggiare per i boschi isolani è sempre una emozione estetica irripetibile e non solo in estate, quando si va in cerca del fresco sospiro di alberi e ombre, o in primavera per assistere alla vita che sboccia, ma anche nelle stagioni più fredde – che nel mediterraneo si sa, proprio fredde non sono mai – per cogliere la malinconica bellezza di sentieri invasi dalle foglie cadute, dai ricci di castagni, dai muschi, dai funghi, dal rosso cappello

Atmosfere saturnine, più vicine a scenari da favola con tanto di elfi e fate, quando la brina invernale come un velo ricopre ogni angolo del bosco, rendendolo immobile. Quando il terreno scuro ripara teneri germogli: è inverno, ma solo in superficie perché sotto la terra la natura si prepara ad una nuova fulgente epifania.

Isola di Ischia : Incanti autunnali dei boschi
La flora isola è caratterizzata da due tipi di vegetazione: quella spontanea e quella coltivata. La flora spontanea è caratterizzata dalle tipiche essenze: erbe ed arbusti che grazie alla natura dei terreni di origine vulcanica vegetano rigogliosi.

Tra le essenze più conosciute: l’erica, la lavanda, il corbezzolo, il mirto, il lentisco, la borragine, il rovo, il dente di cavallo. Sulle falde dell’Epomeo, nella zona delle fumarole, cresce una specie erbacea esclusiva dei paesi tropicali e che solo sulla nostra isola ha trovato il terreno ideale per riprodursi: il Cyperus polystachius.

Tra la boscaglia e il sottobosco vegetano inoltre molte specie di funghi eduli e velenosi, da noi conosciuti con i loro nomi locali: il Capo di ferro o Ferrigno, il Pernacchio, la Monetala, il Servitiello, il Casatiello (il porcino) e tanti altri. Per le strade di campagna foriane è facile incontrare un cespuglio di Cannucchiare, oppure raccogliere un bellissimo fascio di margherite gialle, conosciute anche come Uocchie è voie.

Lungo la strada che porta a Citara si possono osservare coloratissime mesembrantemi, in foriano note come Ogne è janare, nella varietà rosa e gialla. Giunti nei pressi di Basso Cappella, è facile imbattersi in numerosi cespugli di Malve, i Marevoni.

Isola di Ischia : Incanti autunnali dei boschi
A pochi metri, nei pressi della pietra a forma di Becco dell’Aquila, grosse piante di Agave, in dialetto conosciute come Zembrevive, fanno bella mostra di se. Spostandoci nella zona di Panza, in località Montecorvo, troviamo grossi cespugli di Euforbie, conosciute in foriano come Cécauocchie, oltre a margherite giallerossi papaveriValeriane rosaTrifoglio bituminosoBorragine Piselli selvatici.

Gli amanti del trekking, partendo da Monterone, troveranno lungo i sentieri che portano in località Pastino Chignole, una grossa quantità di finocchiacci detti in dialetto cannaferre, o le tenere piantine di Portulaca, meglio note come Purchiacchielli, e i maestosi Alianti, conosciuti dai foriani come Buoncazzoni.

21/10/15

La castagna di Ischia

La tavola ischitana è fatta di cose semplici e segue, come tutte le cucine genuine, rigorosamente i tempi della natura. Una tavola per certi versi molto contadina che va a ritmo delle stagioni. La sua ricca campagna offre frutta e verdura gustose ma anche dai boschi giungono dolci delizie come le castagne, vero e proprio simbolo dell’autunno con il loro colore caldo, e la buccia scura e spessa come uno scudo, ma il cuore, il cuore delle castagne di Ischia è tenero…


La castagna di Ischia
Le potete trovare mentre passeggiate per i boschi dell’isola già nei primi giorni di ottobre: stanno lì sui sentieri, mollemente adagiate sulle foglie cadute, tutte lucide e brillanti, marroni scurissime con toni rosso cupo, oppure più bionde, perché più giovani, timidamente si affacciano dai loro ricci, le castagne che delizieranno prima la vostra vista eppoi il palato. 


La castagna di Ischia
La natura è generosa di frutti ricchi e la castagna dal punto di vista nutrizionale è perfetta per chi deve affrontare il freddo nei periodi di magra. Infatti quando la società dei consumi era inesistente, e ci si sfamava soltanto con quello che la terra – ed il mare – fornivano i marroni erano un alimento fondamentale, soprattutto nelle famiglie più povere prive persino di un pezzo di campagna da coltivare. 


La castagna di Ischia
Raccogliere le castagne nei boschi era semplice e gratuito. Ecco che la castagna è diventata un prodotto dalle mille ricette: dalla farina di castagna, al condimento per la pasta, dall’accompagnamento delle carni, alle creme di castagna e cioccolato, ai ravioloni fritti dolci, al castagnaccio


La castagna di Ischia : il castagnaccio
Ad Ischia in vacanza in autunno informatevi sulle sagre della castagna che si tengono annualmente nei ristoranti slow food dove potete gustare pietanze squisite a base della regina dei boschi ischitani che spesso va a braccetto con un altro grande protagonista: il fungo porcino.

17/10/15

Ottobre sull'isola di Ischia : sole, mare, itinerari enogastronomici e terme

Quando in tutte le altre parti d'Italia l'autunno fa il suo ingresso, ad Ischia l'estate continua, continua fin dentro ottobre. Le belle giornate di sole non mancano ed il mare invita ancora ad un tuffo o un giro in barca. 


Ottobre sull'isola di Ischia : sole, mare, itinerari enogastronomici e terme
E mentre le foglie lentamente virano verso il rosso, i boschi raggiungono una bellezza da cartolina, con alberi dorati in controluce, i muschi che cominciano a rinverdire e le prime castagne


Ottobre sull'isola di Ischia : sole, mare, itinerari enogastronomici e terme
Ed anche se il clima è ancora tiepido, un tuffo alle terme ci sta bene, soprattutto quando si tratta delle miracolose acque sorgive dell'isola di Ischia.


Ottobre sull'isola di Ischia : sole, mare, itinerari enogastronomici e terme
Noi ad ottobre ci piace andare a passeggiare, il clima lo permette e lo spettacolo della natura ne vale proprio la pena.

Ottobre sull'isola di Ischia : sole, mare, itinerari enogastronomici e terme
Vi invitiamo a consultare il nostro elenco di escursioni sull’Isola di Ischia cosi come quello delle terme.

13/10/15

I vini profumati delle colline ischitane

Chi beve da questa Coppa, subito sarà preso dal desiderio di Afrodite dalla bella corona “ e cosa ci poteva mai essere in quella Coppa di Nestore da scatenare nell’uomo un tale desiderio d’amore, uno slancio totale di vita, da farlo sentire leggero e completamente aderente alla danza della natura, se non la bevanda dionisiaca per eccellenza, il vino

Vino e vite portati sull’isola di Ischia dai quei coloni greci che ne colsero la fecondità del suolo, così adatto alla coltivazione di una pianta fondamentale per la cultura mediterranea, anzi una pianta con la quale viaggiò la civiltà stessa: la vite.

E’ dunque antichissima la coltivazione della vite e la produzione del vino sull’isola di Ischia; ancora oggi l’impronta greca - forme di allevamento e di potatura, tipo di vitigni, vigneti terrazzati – è molto forte.

I vini profumati delle colline ischitane
Biancolellaforasterauva rillasan lunardo tra le uve a bacca bianca (90%) e guarnacciapiedirosso, denominato anche per’’e palummo, e cannamelu tra le rosse (10%), rappresentano la struttura portante della viticoltura ischitana.

vitigni tradizionali sono molto esuberanti dal punto di vista produttivo: la media è di 3 kg per pianta (biancolella, guarnaccia, piedirosso) ma l’arilla può anche arrivare a 10. Le densità variano dai 2000 ai 5000 ceppi per ettaro allevati a guyot e ad alberello su terrazzamenti con muri a secco di tufo verde - la tipica colorazione del tufo locale - che seguono le curve di livello del terreno innalzandosi da 1 sino a 5 metri nelle zone di alta collina.

Oggi nonostante il calo della superficie vitata la vitivinicoltura ischitana ha un potenziale produttivo di circa 5 milioni di bottiglie.

I vini profumati delle colline ischitane
Queste sono le varietà maggiori : 

Bianco Vitigni: Forastera 65%, Biancolella 20%, altri vitigni 15%. Gradazione alcolica minima: 11%. Caratteristiche organolettiche: colore giallo paglierino o tendente al dorato, brillante; profumo vinoso, delicato e gradevole; sapore asciutto, di giusto corpo, armonico. Qualificazioni: nessuna. Abbinamenti:crostacei e frutti di mare, grigliate di pesce, seppie in umido, polpi affogati.

Ischia: Bianco Superiore Vitigni: Forastera 50%, Biancolella 40%, San Lunardo 10%. Gradazione alcolica minima: 12%. Caratteristiche organolettiche: colore giallo paglierino o leggermente tendente al dorato; profumo gradevole, tendente all'aromatico; sapore secco, caratteristico, armonico.

I vini profumati delle colline ischitane
Abbinamenti:crostacei e frutti di mare, zuppe di pesce, grigliate ed arrosti di pesce, fritture.

Ischia: Bianco Rosso Vitigni: Guarnaccia 50%, Piedirosso (Per'e Palummo) 40%, Barbera 10%. Gradazione alcolica minima: 11,5%. Caratteristiche organolettiche: colore rosso rubino pi— o meno intenso, brillante; profumo vinoso; sapore asciutto, di medio corpo, giustamente tannico.Abbinamenti:salumi, timballi di pasta con sughi di carne, arrosti di carni bianche, carni rosse stufate e alla griglia.

In vacanza sull'isola di Ischia non  perdetevi un viaggio alla scoperta della bontà dei vini isolaniIschia propone un itinerario per cantine antiche dove gustare il vino novello e assaporare antiche pietanze.   

09/10/15

Quando l'estate si conclude sull'isola di Ischia è tempo di rinascita

L'autunno sull'isola di Ischia è fatto apposta per vivere una settimana di sosta rigenerante, per ritrovare ancora il gusto del mare, per tuffarsi nel benessere delle terme, per scoprire i sapori ed i colori della cucina ischitana che comincia a profumare di funghi e castagne. Trascorrere anche solo un week end sull'isola di Ischia in autunno vi ricaricherà di energie vitali per affrontare l'inverno con una marcia in più.

Quando l'estate si conclude sull'isola di Ischia è tempo di rinascita
L'autunno è la stagione migliore per vivere il benesseretermale sull'isola di Ischia, anche solo per un fine settimana di relax. Sarà una sosta rigenerante che giunge per regalarsi un po' di benessere in una stagione tra le più belle da vivere sull'isola di Ischia

Quando l'estate si conclude sull'isola di Ischia è tempo di rinascita
Infatti la natura si tinge di incredibili tonalità: marrone, rosso, giallo oro, verde velluto, un ventaglio di sfumature che incanta per la sua varietà. Trascorrere anche solo un week end d'autunno sull'isola di Ischia rappresenta anche un modo per rafforzare le difese del corpo prima dell'inverno. Perchè Ischia è l'isola delle terme, e solo qui è possibile intraprendere una vera e propria “rinascita” per il corpo e lo spirito. 

Quando l'estate si conclude sull'isola di Ischia è tempo di rinascita
Invece massaggiando dolcemente il vostro corpo gli “angeli del benessere “ delle terme di Ischia sapranno ricondurre l'organismo ad uno stato di relax totale, servendosi di pregiati oli essenziali naturali il cui aroma riesce a donare alla mente una profonda armonia e comunione con l'universo. Lavanda, timo, eucaliptus sono alcune delle piante tipiche della macchia mediterranea ischitana; la scienza ha ampiamente provato che inalando il loro profumo si attivano negli esseri umani una serie di ormoni responsabili di stati di benessere profondo, di tranquillità assoluta o di euforia. 

Quando l'estate si conclude sull'isola di Ischia è tempo di rinascita
Ecco perchè il benessere ad Ischia è totale, qui ogni cosa è predisposta per trovare stati perfetti d'umore e di salute. Ma non finisce qui: sull'isola di Ischia l'autunno è anche il momento delle sagre enogastroniche, tante le feste in piazza e nelle antiche cantine che celebrano castagne e vino novello, salsicce e i primi friarielli, pane cotto al legna, dolci profumati di limone e vin santo.

Quando l'estate si conclude sull'isola di Ischia è tempo di rinascita

05/10/15

La vendemmia sull'isola d'Ischia

grappoli che brillano al sole, l'odore forte della campagna, la frescura di un antico cellaio. Secoli di coltivazione della vite, secoli di fatica nei campi e di buon vino. Ed ogni momento legato a Bacco è una festa...

E' festa quando finisce tutto. Quando gli attrezzi si posano, l'uva è messa a riposo e deve fare il suo lavoro lento.

Quando la vendemmia termina comincia la festa: e dopo tanta fatica la tavola deve essere "importante", il cibo forte e ristoratore.

Partecipare alla festa della vendemmia o anche, alle stesse fasi di raccolta dell'uva è davvero un'esperienza da compiere.

Si va indietro nel tempo quando tutto era più genuino ed il contatto con la terra pieno. Sull'isola un rito che si compie ad ogni fine estate, a metà settembre o inizio ottobre.

E quando viene san Martino, a novembre, scopriremo il risultato: si assaggia il vino nuovo.

Ed è ancora festa.

La vendemmia sull'isola d'Ischia
Raccogliendo queste antiche tradizioni le Cantine Pietratoricia di Forio ogni anno aprono a tutti la festa del vino nuovo. Novembre sull'isola è sempre mite e stare insieme a brindare riscalda, se necessario ancora di più l'atmosfera.

Di seguito riportiamo un articolo che ben descrive la vendemmia isolana tratto dal sito www.foriocultura.it

L’uva viene ancora oggi raccolta a mano e trasportata a spalla in ceste o piccole cassette in modo da garantirne l’integrità; in alcune zone si utilizzano ancora muli e asini (questi ultimi fino all’Ottocento unico mezzo di trasporto), mentre nei vigneti più impervi e ripidi, come quello in località Frassitelli, situato alle falde del monte Epomeo a circa 500 metri sul livello del mare, sono state introdotte monorotaie.

I contenitori tradizionali per il trasporto dell’uva, tutti in legno di castagno, sono tini, cupelle e ‘u tavut, una cassa di forma rettangolare utilizzata per il trasporto a dorso del mulo. La vendemmia, soprattutto in passato, rappresentava un evento talmente importante da coinvolgere l’intera famiglia.

La vendemmia sull'isola d'Ischia
La settimana precedente ci si dedicava ai preparativi che richiedevano molto lavoro e fatica e comprendevano la pulitura con acqua bollente del palmento, del torchio, dei tini, il lavaggio accurato delle grosse botti, in cui si entrava per sciacquarle più volte con acqua calda e strofinarle all’interno con una scopa dura di mortella.

Il giorno della vendemmia le operazioni da svolgere erano tante e richiedevano velocità e destrezza.

L’uva era talmente preziosa che ogni residuo delle diverse fasi di lavorazione veniva riciclato e riutilizzato.

La raccolta dell’uva iniziava di primo mattino.

grappoli venivano recisi dalla vite con coltelli ricurvi o con forbici e fatti cadere nei tini, recipienti di doghe di legno che erano poi trasportati fino alla cantina a spalla o, in caso di lunghe distanze, a dorso di muli.

L’uva da tavola destinata al consumo familiare era invece raccolta nei canestri o in contenitori di canna e vimini dette “cufanelle”. Fino a qualche decennio fa alle donne spettava il compito di raccogliere l’uva detta cuglienara, caratterizzata da acini grossi, dalla quale, una volta essiccata, si ricavava il vino “sorriso”.

L’uva raccolta nei tini veniva portata nella cantina e scaricata nel palmento, una grande vasca in lapillo battuto dove avveniva l’operazione della pigiatura, detta “a’ carcatura”: uno o più uomini entravano nel palmento a piedi nudi e, immersi nei grappoli d’uva fino all’anca, premevano i grappoli alzando le gambe con un movimento ritmico e veloce, che spesso accompagnavano intonando canti.

Questa procedura esisteva fin nell’antichità, come testimoniano tracce di palmenti magno-greci nell’isola.

Il mosto ricavato dalla prima pigiatura si riversava attraverso un foro del palmento in un’altra vasca più piccola, dove veniva raccolto in apposite tinozze di legno, ‘u t’niell’e, poste sotto ‘u doce, il monolite di pietra vulcanica forato al centro che collegava il palmento superiore con quello inferiore.

La vendemmia sull'isola d'Ischia
Attraverso imbuti di legno il mosto dalle tinozze veniva riversato in grosse botti dove avveniva la fermentazione, mentre il liquido fuoriuscito e depositato sul fondo del palmento inferiore veniva recuperato con una paletta di legno con un’estremità rivestita di lamierino metallico, detta ‘a sassola. Per far scorrere liberamente il mosto verso ‘u doce le vinacce residuo della spremitura venivano ammassate lungo le pareti laterali del palmento.

L’operazione era chiamata ‘u munacielle (da munaccie = vinaccia).

La fase successiva era quella della torchiatura che, prima dell’avvento del torchio a vite, detto anche di Plinio (un esemplare tedesco del 1486 è esposto nel Museo Contadino di Casa D’Ambra), avveniva con il cosiddetto torchio di Catone, caratterizzato dall’uso della pietratorcia.

Questo sistema di torchiatura, risalente almeno al II sec. d.C., è stato utilizzato sull’isola fino a cinquant’anni fa.

La vinaccia veniva ammassata al centro del palmento superiore formando ‘u murillo, sul quale venivano poste tavole a più strati che reggevano un pezzo di legno utilizzato come alloggio per un lungo palo di castagno.

Ad un’estremità del palo erano legate due corde che reggevano un altro elemento ligneo, ‘u mul’nielle, al quale era legata con una fune ‘a preta torcia, un grosso e pesante masso di tufo verde dalla forma simile ad una campana.

La vendemmia sull'isola d'Ischia
Con l’abbassamento graduale del palo si otteneva una torchiatura soffice della vinaccia che durava due o tre giorni. Il mosto ricavato dalla torchiatura veniva aggiunto a quello vergine. La botte veniva coperta con una foglia di fico. La fermentazione durava 30-40 giorni. I contadini conoscevano alcuni trucchi naturali per migliorare la qualità del vino prodotto. Ad esempio, quando la qualità dell’uva non era perfetta, si aggiungevano al mosto in fase di fermentazione basilico e petali di rose, in modo da aromatizzare il vino e mascherare il sapore e l’odore di muffa.

Per dare invece una colorazione più intensa al vino rosso venivano usati i frutti dell’uva di Spagna, detta in dialetto pegna strommele, una pianta tintoria di origine americana introdotta in Europa dagli Spagnoli e spontaneizzata sull’isola già dalla prima metà dell’Ottocento. La vinaccia rimasta nel torchio, ‘u trocchie, veniva distesa nel palmento e lasciata fermentare con l’aggiunta di acqua per circa tre giorni; da questa operazione si otteneva un vinello chiamato saccapann, utilizzato per il consumo giornaliero del contadino.

La fine della vendemmia si festeggiava con una grande tavolata all’aperto, dove si banchettava con pasta al sugo di coniglio, il vino vecchio spillato nei boccali di terracotta (detti arciulo e pizzepapere) e il tipico coniglio allacacciatora cucinato nel tegame di argilla, il tian’. I festeggiamenti talvolta proseguivano con danze e canti. Terminata la fermentazione, la botte veniva chiusa con un tappo di sughero ricoperto di sabbia e il vino era lasciato a decantare fino al mese di febbraio quando, con la luna crescente, il contadino eseguiva la “sfecciata”, ossia separava il vino dalla feccia e lo travasava.

01/10/15

L'estate è finita, Grazie di cuore a tutti voi !

Carissimi lettori,

L'Estate è ormai finita, la vendemmia è alle porte e presto l'autunno farà la sua apparizione. L'Isola si svuota pian pianino per ritrovare il suo ritmo più tranquillo di fuori stagione. 

Noi volevamo ringraziare tutti voi, che ci seguite, che ci mostrate il vostro appoggio e il vostro interesse

Abbiamo vissuto una bellissima stagione e conosciuto delle persone meravigliose che rimaranno per sempre nei nostri cuori ! 

Per concludere in bellezza questa stagione vi regagliamo le nostre più belle foto, le potrete anche ritrovare sulla nostra pagina facebook

Tranquilli, questo non è un addio, continueremo ad essere presenti sul blog, ma ad un ritmo più ridotto, dandoci la possibilità di lavorare su tanti altri progetti che avrete presto la fortuna di scoprire ! 

Speriamo che queste foto vi faranno tornare in mente tantissimi bei riccordi ! 

Il Castello Aragonese
Cartaromana
Festa di San Giovan Giuseppe Ischia Ponte
Festa di San Giovan Giuseppe Ischia Ponte
Festa di San Giovan Giuseppe Ischia Ponte, antica tradizione
Spiaggia dei Maronti vista dall'alto
Spiaggia dei Maronti 
Bar pasticeria Calise
Bar pasticeria Calise
Ischia Porto
Sant'Angelo visto dal belvedere di Serrara Fontana
Ceramiche di Sant'Angelo
Ceramiche di Sant'Angelo
Spiaggia di Cava Grado 
Spiaggia di Cava Grado