31/10/13

Il magnifico autunno ischitano: novembre tempo di vino novello, funghi e castagne

Un magnifico novembre quello ischitano da vivere immersi nella pace dei boschi cogliendo funghi e raccogliendo castagne, passeggiando per le vie del centro e, perchè no, in beate giornate al mare, soprattutto nella lunga estate di san Martino che ad Ischia è una seconda primavera. Le rose fioriscono ancora, il sole è caldo come un abbraccio, il mare di un fresco rinvigorente, e l'aria è impregnata di aromi profondi della terra, delle piante, del legno fresco appena tagliato, che servirà a riscaldare l'oro dell'autunno ischitano.

Il magnifico autunno ischitano
Nelle tiepide mattine di novembre, quando tutto è immerso in una foschia azzurrina, il sole è appena sorto e le foglie sono coperte da mille goccioline rugiadose, sarà bello uscire per una passeggiata in riva al mare, quel mare fermo come metallo, che cambia colore ad ogni gradino in salita che compie il sole nel cielo. Un mondo felice si aprirà davanti agli occhi: i pescatori più anziani sono già in spiaggia a lavorare alle reti, un barchino di legno prende il largo, un buffo uccello di mare passeggia sulla riva, e dalle finestre di queste casette colorate esce un profumo forte di caffè e dolci fatti in casa. 

Il magnifico autunno ischitano
Passeggiare lentamente o con brio, correre sulla sabbia dura della riva, respirare profondamente quest'aria salmastra è già benessere, è già bellezza. Più tardi quando il sole sarà alto si potrà anche stendere un telo sulla sabbia e prendere la tintarella, cercare una polla di acqua calda sorgiva, prendere un bagno. Ma se il mare a novembre ad Ischia ha un forte richiamo, anche la collina e le montagne non scherzano. 

Il magnifico autunno ischitano
Gli spiriti più sensibili ne ammireranno i colori che variano dal verde velluto dei muschi al bronzo delle foglie di platano, i più ghiotti si dedicheranno alla ricerca dei funghi che spuntano sotto le foglie o alla raccolta delle castagne. Piccole ma ottime da mangiare le castagne ad Ischia sono facili da trovare, perchè i boschi piantumati nel settecento a castagno sono parecchi e tutti in perfetto stato di salute. San Martino è anche il momento in cui si prova il vino novello; le campagne di Ischia sono per la maggior parte coltivate a vite, ed i vitigni presenti sull'isola sono dei più vari. 

Il magnifico autunno ischitano
Questo è il tempo di fare un tour per cantine, perchè ogni agricoltore di Ischia a novembre sarà ben lieto di offrirvi un bicchiere del suo ottimo vino e sono tante le aziende che organizzano delle vere e proprie feste per san Martino. Cose buone da mangiare, cose buone da bere, novembre ad Ischia è il paradiso dei buongustai.

Il magnifico autunno ischitano
La tavola si riempie di piatti importanti, un po' una prova generale per il Natale che è dietro l'angolo: pasta fatta in casa con funghi porcini, polenta con salsiccia di maiale nostrano, i salumi della cantina ischitana, prosciutti e capicolli, che vanno gustati su grandi fette di pane tostato sulla legna viva del camino. I friarielli amari e dolci saltati in padella con il peperoncino, le zuppe di verdura colta nell'orto, il pane cotto a legna, la zucca dolcissima da mangiare con la pasta o assoluta, le torte di pastafrolla piene di uva passa e mele, castagne e cioccolato. 

Il magnifico autunno ischitano
Una vacanza ad ischia a novembre ha inoltre un'altro lato interessante, costa poco, pochissimo, quasi niente. A novembre però non manca nulla sull'isola: bellezza, natura, benessere e enogastronomia. Giorni di paradiso alle terme dell'isola a novembre. Fai il pieno di energia prenota una vacanza sull'isola. 

25/10/13

Ischia, il faro di Punta Imperatore

I fari si trovano quasi sempre in posti isolati, talvolta persino difficili da raggiungere. È questo l’aspetto che ha contribuito a creare l’alone di mistero che ha sempre avvolto questi luoghi, in molti casi anche gli uomini incaricati di svolgere il difficile mestiere del fanalista. Storie, leggende, aneddoti che naturalmente riguardano anche il “nostrofaro, il gigante che svetta sull’estremità di Punta Imperatore, a Forio. Per la cronaca, quello di Punta Imperatore non solo è stato, ma è tuttora uno dei fari più importanti del Mediterraneo, in grado di lanciare il suo raggio di luce da un’altezza di oltre 160 metri. La lanterna poggia su una casa a due piani ormai disabitata, ma che per molti anni è stata abitata eccome, “regno esclusivo” di Lucia Capuano, la guardiana del faro.

Dobbiamo alla bravissima attrice e conterranea Lucianna De Falco la conoscenza di questa storia di riscatto sociale che fa perno attorno la figura eroica di “Lucì“, la donna che ottenne di prendere il posto del marito, il guardiano Francesco De Falco, dopo la prematura morte di questi il 25 novembre del 1937. A seguito, tra l’altro, proprio di un incidente sul lavoro.


Il faro di Punta Imperatore
Lucianna De Falco, nello spettacolo teatrale “Luci, voci e volti dal faro”, non rievoca soltanto la dolorosa vicenda dei nonni paterni, ma mette in scena la tempra forte, sanguigna, degli ischitani, soprattutto delle donne, in grado di superare le avversità della vita proprio come fece Lucia Capuano per garantire un futuro ai suoi sette figli. Come, del resto, simbolicamente, sta a rappresentare pure il faro dove quella vicenda umana si svolse.

Anche se è ben visibile da mare, e non potrebbe essere altrimenti, la vista ravvicinata di questo gigante va guadagnata, percorrendo via Costa, una vecchia strada di campagna quasi tutta in salita, al termine della quale si arriva a quest’edificio bianco a picco sul mare. Il presente turistico non è riuscito a cancellare del tutto le tracce della civiltà contadina che si scorgono lungo il tragitto, a cominciare dalla rigogliosa macchia mediterranea che accompagna chi ha voglia di arrivare fino alla fine tra case a picco sul mare, orti e vigneti ancora oggi cinti dalle caratteristiche “parracine“, i muri a secco con cui i contadini delimitavano i confini di ciascuna proprietà.


Il faro di Punta Imperatore
Arrivati sul faro lo spettacolo è maestoso, con una visione d’insieme di Forio e lo sfondo delle isole Pontine. A pochi metri dalla costa si scorge, pure lei maestosa e austera, la Pietra della Nave, lo scoglio che secondo la mitologia greca era la galea che Alcinoo, re dei Feaci, mise a disposizione di Ulisse nel suo viaggio di ritorno verso Itaca.


Il faro di Punta Imperatore
Ecco le storie, le leggende cui si è fatto riferimento pure nella diversità delle trame e degli intrecci hanno un minimo comune denomitatore, quasi fossero tanti capitoli di un unico romanzo, quello dell’isola d’Ischia. Tutto incentrato sulla capacità di superare le asperità della vita, come è riuscito a Lucia Capuano, come è per le navi aiutate nella navigazione dalla lanterna di Punta Imperatore, come sicuramente è stato per le maestranze incaricate di costruire quest’antico faro della Marina Militare su una costa a strapiombo sul mare.

21/10/13

I diversi dialetti dell’isola d’Ischia

Uno degli aspetti che rende unica l’isola d’Ischia è senz’altro che in un territorio così poco vasto esistono sette diversi dialetti, anche se, con le eccezioni dei due di Forio e Serrara Fontana, per il resto è più corretto parlare di un unico dialetto con diverse inflessioni.

Senza entrare eccessivamente nei dettagli, si può dire che nel versante sud-occidentale dell’isola – quindi Forio, Serrara Fontana e in parte Barano d’Ischia – la caratteristica principale del dialetto sia il frangimento vocale, vale a dire una tipica alterazione di timbro delle vocali accentate che in Campania è presente nei comuni di Pozzuoli e Monte di Procida, nei due vesuviani di Torre del Greco e di Torre Annunziata e nell’aversano, tra Napoli e Caserta.


I diversi dialetti dell’isola d’Ischia
Al contrario, il dialetto del versante settentrionale dell’isola – Ischia, Casamicciola Terme e Lacco Ameno – è assai più simile al napoletano.

L’esito di questo frangimento vocale consiste nei fenomeni fonetici, tra loro correlati, della metafonia quando il suono di una vocale assume in tutto o in parte i tratti della vocale vicina; della dittongazione ascendente quando delle due vocali all’interno di una stessa sillaba quella debole è la prima; della dittongazione discendente quando, viceversa, la vocale debole è quella in coda.

Alcuni esempi possono chiarire meglio i termini del discorso:

a) dittonghi ascendenti ferro; giorno; fiérrë; iuórrë;
b) dittonghi discendenti sera; nipote; sèirë; sàirë; nëpótë; nëpàutë;


I diversi dialetti dell’isola d’Ischia

Giuseppe D’Ascia (1822-1889), autore della monumentale Storia dell’isola d’Ischia (1867), attribuiva giustamente le differenze dialettali al combinato disposto di diversi fattori: occupazioni militari, colonie, alleanze, prigionie, commercio, nonché viaggi, lettere, arti e scienze.

Scrive il D’Ascia:

“Se i primi coloni furono i greci, i primi dialetti furono gli attici, sopravvenero i siracusani e furono i dorici. Successero i Romani e vi portarono quelli del Lazio. Cominciò il miscuglio, delle diverse lingue, e surse l’Osca , poi detta Tosca, fin a che, nel XIII secolo le lingue ed i dialetti si stabilirono e si posarono con maggior stabilità. Ma proseguono le colonie a sbarcare in quest’isola coi sovrani Aragonesi, e vengono gli Spagnuoli, ed i Siciliani, e portano nuovi dialetti, e si sviluppano vi è più ove la carovana de’ nuovi venuti si accasa, si spande, si moltiplica, e vi resta segregata, senza ingentilirsi con l’istruzione, o col commercio, e col contatto di altri popoli.”


I diversi dialetti dell’isola d’Ischia
Insomma se è vero che trattandosi di un’isola le differenze non vanno enfatizzate, è altrettanto vero che i diversi dialetti ci restituiscono in qualche modo anche le diversità sociali e di status tra il versante settentrionale e quello meridionale dell’isola. Diversità storicamente riconducibili alla frequenza degli scambi commerciali e non solo con la terraferma, prima naturalmente che il turismo si imponesse come unica risorsa economica, mitigando di conseguenza le differenze culturali e linguistiche senza per questo annullarle del tutto.

17/10/13

L’isola d’Ischia e gli anni di Angelo Rizzoli

La milllenaria storia dell’isola d’Ischia può essere in parte spiegata attraverso i suoi miti di fondazione. Grandi racconti epici che sottolineano, sia pure in maniera enfatica, i passaggi decisivi della comunità locale nel corso dei secoli.


Così, se alle due leggende di Tifeo e dei Cercopi si fa ricorso per spiegare l’ingresso di Ischia nell’antichità e, per la modernità ci si rivolge invece al saggio “De remedi naturali che sono nell’isola di Pithecusa, hoggi detta Ischia” (1586), del medico calabrese Giulio Iasolino – è al Cavaliere Angelo Rizzoli (1889 – 1970) cui generalmente si fa riferimento per spiegare l’attuale configurazione socio-economica dell’isola.

L’isola d’Ischia e gli anni di Angelo Rizzoli


Gli investimenti alberghieri realizzati a Ischia dall’imprenditore milanese quasi sempre sono stati assunti dalla pubblicistica, non solo quella turistica, come lo spartiacque economico e sociale della comunità isolana. Le opere senza cui nulla – turismo, benessere, occupazione – sarebbe mai stato realizzato. Va da sè che è esagerato fare di Angelo Rizzoli l’artefice unico dello sviluppo turistico dell’isola, anche se è proprio l’eccessiva enfasi celebrativa che, per altro verso, ci restituisce l’importanza che ha avuto l’uomo nel portare Ischia fuori dalle difficoltà della guerra.



Rizzoli sbarcò a Ischia nel 1950 per controllare se aveva ben investito i 50 milioni di lire prestati al ginecologo milanese e suo amico personale Piero Malcovati, deciso, quest’ultimo, a rilanciare le terme isolane. Dapprima riottoso sull’operazione, ben presto rimase stregato dalla bellezza dell’isola, in particolar modo da Lacco Ameno dove, più che negli altri comuni, c’erano condizioni favorevoli all’avvio di una serie di acquisizioni finalizzata alla realizzazione di un importante polo alberghiero.

L’isola d’Ischia e gli anni di Angelo Rizzoli : la Villa Arbusto


Fu così che si procedette all’acquisto delle vicine Terme Regina Isabella e delle Terme Radium Santa Restituta per farne un unico complesso alberghiero, quell’Albergo della Regina Isabella (con annessa depandance, Royal Sporting) ancora oggi, che sono passati di più di cinquant’anni, fiore all’occhiello dell’intera isola d’Ischia. Per non dire dell’acquisizione e ristrutturazione dell’Hotel Terme Manzi di Casamicciola Terme e della costruzione, di nuovo a Lacco Ameno, dell’Hotel Reginella con all’interno, addirittura, cinema e teatro per l’intrattenimento della clientela d’élite.



Tutto in soli sei anni, dal 1951 al 1957. Dieci, se consideriamo la realizzazione, nel 1961, di un’infrastruttura fondamentale per l’isola d’Ischia come l’ospedale pubblico intitolato alla moglie Anna.

L’isola d’Ischia e gli anni di Angelo Rizzoli


Ma la storia imprenditoriale di Angelo Rizzoli sull’isola d’Ischia è anche una serie di occasioni andate perse, come la mancata realizzazione di un piccolo aeroporto nella piana di Campotese a Forio, o la valorizzazione turistica dei bacini idrotermali di Nitrodi e dell’Olmitello a Barano d’Ischia. Ciò nonostante il rapporto con Ischia andò al di là della legittima tutela dei suoi interessi alberghieri, se è vero, come è vero, che dopo l’acquisto della bellissima Villa Arbusto, residenza patrizia della fine del XVIII secolo sul corso di Lacco Ameno, Angelo Rizzoli ne fece, sia pure per un breve periodo, addirittura primo e più importante domicilio fiscale (oggi museo intitolato proprio al Commendatore Rizzoli).



Non solo. Nei tumultuosi ‘50 del ‘900 il Cavaliere attivò tutti i suoi canali editoriali – cinematografici e giornalistici – a sostegno dell’immagine dell’isola d’Ischia e, naturalmente, dei suoi interessi. “Suor Letizia“, “Vacanze ad Ischia“, “Appuntamento a Ischia“, “Ischia operazione amore”  furono tutte pellicole commerciali funzionali ad una più ampia strategia di quello che oggi si chiama marketing territoriale, teso a promuovere un’isola che in quegli anni veniva letteralmente presa d’assalto dal jet-set internazionale.

L’isola d’Ischia e gli anni di Angelo Rizzoli


La morte di Rizzoli nel 1970 segna in qualche modo anche la fine, o quanto meno il progressivo ridimensionamento, di un turismo d’élite che negli anni successivi ha preferito rivolgersi altrove, dalla vicina Capri alla Costa Smeralda. A Ischia è restato il primato di località turistica di massa, di isola dai grandi numeri, meta privilegiata del mercato tedesco in ragione del tasso di cambio vantaggioso con il marco e, sul fronte interno, di quel ceto medio che per molti anni è stato il vero motore della crescita in Italia.

13/10/13

L’isola d’Ischia e l’antica tradizione dell’allevamento del coniglio

Strano a dirsi per una località di mare ma, per secoli, l’economia dell’isola d’Ischia è stata prevalentemente agricola, con una minoranza della popolazione dedita invece alla pesca. Una scelta saggia e in fondo obbligata quella degli ischitani che, grazie alla fertilità del suolo vulcanico, ricco di potassio, hanno preferito la terra alle insidie dell’andar per mare. Non che la vita dei campi fosse una vita agiata o immune da pericoli! Anzi, osservando il paesaggio agricolo dell’isola la prima cosa che salta agli occhi è la fatica enorme che è stata fatta per recuperare superficie coltivabile a una natura impervia e dalla morfologia complicata. Una vocazione eroica che ben vale le definizioni ricorrenti di “agricoltura di montagna” o, con riferimento alle maestranze, di “agricoltori alpinisti“.

Due i simboli dell’identità rurale dell’isola d’Ischia: la viticoltura e l’allevamento del coniglio. Tradizioni ancora attuali e, tra l’altro, al centro di diversi progetti tesi alla loro salvaguardia e valorizzazione, anche turistica, fermo restando il fatto che ancora non si può parlare di un vero e proprio ritorno alla terra. Almeno stando al confronto tra i 5000 ettari coltivati a vigna e orto ancora negli anni ‘60 del ‘900 a fronte dei 600 attuali, dopo che nell’anno 2000 pare addirittura si sia toccato il punto più basso della produzione agricola e vinicola con soli 350 ettari coltivati.


L’isola d’Ischia e l’antica tradizione dell’allevamento del coniglio
La scelta di allevare il coniglio poi si spiega, molto semplicemente, con la velocità dei tempi di riproduzione e accrescimento dell’animale, tanto che nel 1500 era già la specie più allevata nei poderi ischitani. Non solo. La presenza di conigli selvatici sull’isola d’Ischia risale nientemeno all’epoca romana, per non dire della secolare consuetudine delle coorti aragonesi e borboniche di ripopolare con l’animale il sottobosco dell’isola a garanzia del proprio divertimento venatorio.

Non deve stupire perciò che la vecchia tecnica di allevamento del coniglio in profonde fosse sia mutuata proprio da una profonda conoscenza delle sue abitudini allo stato brado. Abitudini che gli agricoltori ischitani tendevano a preservare intuendo che la conservazione dell’istinto gregario-coloniale del coniglio garantisse una migliore qualità delle sue carni, rispetto alle maggiori costrizioni cui le bestie sarebbero state invece inevitabilmente sottoposte con altre forme di allevamento.


L’isola d’Ischia e l’antica tradizione dell’allevamento del coniglio
In realtà, i conigli venivano allevati in profonde buche anche per un’altra ragione, strumentale alla necessità di ricavare terra nuova da destinare alla produzione vitivinicola. Le fosse venivano così riadattate all’allevamento dell’animale rivestendone le pareti interne con i caratteristici muri a secco (parracine) in tufo verde locale, fatta eccezione per due cunicoli sul lato cieco della buca dove gli animali potevano scavare assecondando il proprio istinto, senza tuttavia il rischio che potessero trovare in questo modo una via di fuga.

L’alimentazione era esclusivamente naturale e prevedeva la somministrazione giornaliera di graminacee, le stesse che crescevano lungo le pareti della fossa, foglie e steli delle leguminose, fave sopratutto, residui di potatura del vitigno e degli alberi da frutto. Oggi questa pratica è quasi del tutto scomparsa, soppiantata da forme di allevamento pensate innanzitutto per il commercio e che tuttavia si sono rivelate nel tempo più efficienti anche per la produzione finalizzata all’autoconsumo domestico.


L’isola d’Ischia e l’antica tradizione dell’allevamento del coniglio

Resta il dato del consumo annuo di questo tipo di carne che, sull’isola d’Ischia si stima sia di 40 kg pro capite contro una media nazionale di 16 e, resta, soprattutto, il senso di una tradizione che, per quanto rinnovata – con la preferenza per l’allevamento in gabbia – spesso si ispira ad un giusto compromesso tra nuove tecniche d’allevamento e l’antico modo di alimentazione dell’animale, con prodotti naturali invece dei mangimi industriali.

Va anche detto che c’è più di una persona che lavora da anni per un ritorno all’antica tecnica di allevamento del “coniglio da fossa” sull’isola d’Ischia, adducendo come ragione fondamentale la sua maggiore eco-compatibilità, soprattutto in considerazione del maggiore benessere animale come indice di qualità del prodotto finito. Tanto più – si sostiene – che oggi l’accresciuta attenzione alle norme igienico-sanitarie e, in generale, gli enormi progressi della scienza veterinaria, rendono possibile la sopravvivenza di una tecnica colturale che è sì dispendiosa, ma non presenta più indici elevati di mortalità dell’animale come in passato.

09/10/13

Isola di Ischia : Incanti autunnali dei boschi

Passeggiare per i boschi isolani è sempre una emozione estetica irripetibile e non solo in estate, quando si va in cerca del fresco sospiro di alberi e ombre, o in primavera per assistere alla vita che sboccia, ma anche nelle stagioni più fredde – che nel mediterraneo si sa, proprio fredde non sono mai – per cogliere la malinconica bellezza di sentieri invasi dalle foglie cadute, dai ricci di castagni, dai muschi, dai funghi, dal rosso cappello

Atmosfere saturnine, più vicine a scenari da favola con tanto di elfi e fate, quando la brina invernale come un velo ricopre ogni angolo del bosco, rendendolo immobile. Quando il terreno scuro ripara teneri germogli: è inverno, ma solo in superficie perché sotto la terra la natura si prepara ad una nuova fulgente epifania.

Isola di Ischia : Incanti autunnali dei boschi
La flora isola è caratterizzata da due tipi di vegetazione: quella spontanea e quella coltivata. La flora spontanea è caratterizzata dalle tipiche essenze: erbe ed arbusti che grazie alla natura dei terreni di origine vulcanica vegetano rigogliosi.

Tra le essenze più conosciute: l’erica, la lavanda, il corbezzolo, il mirto, il lentisco, la borragine, il rovo, il dente di cavallo. Sulle falde dell’Epomeo, nella zona delle fumarole, cresce una specie erbacea esclusiva dei paesi tropicali e che solo sulla nostra isola ha trovato il terreno ideale per riprodursi: il Cyperus polystachius.

Tra la boscaglia e il sottobosco vegetano inoltre molte specie di funghi eduli e velenosi, da noi conosciuti con i loro nomi locali: il Capo di ferro o Ferrigno, il Pernacchio, la Monetala, il Servitiello, il Casatiello (il porcino) e tanti altri. Per le strade di campagna foriane è facile incontrare un cespuglio di Cannucchiare, oppure raccogliere un bellissimo fascio di margherite gialle, conosciute anche come Uocchie è voie.

Lungo la strada che porta a Citara si possono osservare coloratissime mesembrantemi, in foriano note come Ogne è janare, nella varietà rosa e gialla. Giunti nei pressi di Basso Cappella, è facile imbattersi in numerosi cespugli di Malve, i Marevoni.

Isola di Ischia : Incanti autunnali dei boschi
A pochi metri, nei pressi della pietra a forma di Becco dell’Aquila, grosse piante di Agave, in dialetto conosciute come Zembrevive, fanno bella mostra di se. Spostandoci nella zona di Panza, in località Montecorvo, troviamo grossi cespugli di Euforbie, conosciute in foriano come Cécauocchie, oltre a margherite gialle, rossi papaveri, Valeriane rosa, Trifoglio bituminoso, Borragine e Piselli selvatici.

Gli amanti del trekking, partendo da Monterone, troveranno lungo i sentieri che portano in località Pastino e Chignole, una grossa quantità di finocchiacci detti in dialetto cannaferre, o le tenere piantine di Portulaca, meglio note come Purchiacchielli, e i maestosi Alianti, conosciuti dai foriani come Buoncazzoni.

05/10/13

La castagna di Ischia

La tavola ischitana è fatta di cose semplici e segue, come tutte le cucine genuine, rigorosamente i tempi della natura. Una tavola per certi versi molto contadina che va a ritmo delle stagioni. La sua ricca campagna offre frutta e verdura gustose ma anche dai boschi giungono dolci delizie come le castagne, vero e proprio simbolo dell’autunno con il loro colore caldo, e la buccia scura e spessa come uno scudo, ma il cuore, il cuore delle castagne di Ischia è tenero…


La castagna di Ischia
Le potete trovare mentre passeggiate per i boschi dell’isola già nei primi giorni di ottobre: stanno lì sui sentieri, mollemente adagiate sulle foglie cadute, tutte lucide e brillanti, marroni scurissime con toni rosso cupo, oppure più bionde, perché più giovani, timidamente si affacciano dai loro ricci, le castagne che delizieranno prima la vostra vista eppoi il palato. 


La castagna di Ischia
La natura è generosa di frutti ricchi e la castagna dal punto di vista nutrizionale è perfetta per chi deve affrontare il freddo nei periodi di magra. Infatti quando la società dei consumi era inesistente, e ci si sfamava soltanto con quello che la terra – ed il mare – fornivano i marroni erano un alimento fondamentale, soprattutto nelle famiglie più povere prive persino di un pezzo di campagna da coltivare. 


La castagna di Ischia
Raccogliere le castagne nei boschi era semplice e gratuito. Ecco che la castagna è diventata un prodotto dalle mille ricette: dalla farina di castagna, al condimento per la pasta, dall’accompagnamento delle carni, alle creme di castagna e cioccolato, ai ravioloni fritti dolci, al castagnaccio


La castagna di Ischia : il castagnaccio
Ad Ischia in vacanza in autunno informatevi sulle sagre della castagna che si tengono annualmente nei ristoranti slow food dove potete gustare pietanze squisite a base della regina dei boschi ischitani che spesso va a braccetto con un altro grande protagonista: il fungo porcino.

01/10/13

Ottobre sull'isola di Ischia : sole, mare, itinerari enogastronomici e terme

Quando in tutte le altre parti d'Italia l'autunno fa il suo ingresso, ad Ischia l'estate continua, continua fin dentro ottobre. Le belle giornate di sole non mancano ed il mare invita ancora ad un tuffo o un giro in barca. 


Ottobre sull'isola di Ischia : sole, mare, itinerari enogastronomici e terme
E mentre le foglie lentamente virano verso il rosso, i boschi raggiungono una bellezza da cartolina, con alberi dorati in controluce, i muschi che cominciano a rinverdire e le prime castagne


Ottobre sull'isola di Ischia : sole, mare, itinerari enogastronomici e terme
Ed anche se il clima è ancora tiepido, un tuffo alle terme ci sta bene, soprattutto quando si tratta delle miracolose acque sorgive dell'isola di Ischia.


Ottobre sull'isola di Ischia : sole, mare, itinerari enogastronomici e terme
Noi ad ottobre ci piace andare a passeggiare, il clima lo permette e lo spettacolo della natura ne vale proprio la pena.

Ottobre sull'isola di Ischia : sole, mare, itinerari enogastronomici e terme
Vi invitiamo a consultare il nostro elenco di escursioni sull’Isola di Ischia cosi come quello delle terme.