28/09/13

I vini profumati delle colline ischitane

Chi beve da questa Coppa, subito sarà preso dal desiderio di Afrodite dalla bella corona “ e cosa ci poteva mai essere in quella Coppa di Nestore da scatenare nell’uomo un tale desiderio d’amore, uno slancio totale di vita, da farlo sentire leggero e completamente aderente alla danza della natura, se non la bevanda dionisiaca per eccellenza, il vino

Vino e vite portati sull’isola di Ischia dai quei coloni greci che ne colsero la fecondità del suolo, così adatto alla coltivazione di una pianta fondamentale per la cultura mediterranea, anzi una pianta con la quale viaggiò la civiltà stessa: la vite.

E’ dunque antichissima la coltivazione della vite e la produzione del vino sull’isola di Ischia; ancora oggi l’impronta greca - forme di allevamento e di potatura, tipo di vitigni, vigneti terrazzati – è molto forte.

I vini profumati delle colline ischitane
Biancolella, forastera, uva rilla, san lunardo tra le uve a bacca bianca (90%) e guarnaccia, piedirosso, denominato anche per’’e palummo, e cannamelu tra le rosse (10%), rappresentano la struttura portante della viticoltura ischitana.

I vitigni tradizionali sono molto esuberanti dal punto di vista produttivo: la media è di 3 kg per pianta (biancolella, guarnaccia, piedirosso) ma l’arilla può anche arrivare a 10. Le densità variano dai 2000 ai 5000 ceppi per ettaro allevati a guyot e ad alberello su terrazzamenti con muri a secco di tufo verde - la tipica colorazione del tufo locale - che seguono le curve di livello del terreno innalzandosi da 1 sino a 5 metri nelle zone di alta collina.

Oggi nonostante il calo della superficie vitata la vitivinicoltura ischitana ha un potenziale produttivo di circa 5 milioni di bottiglie.

I vini profumati delle colline ischitane
Queste sono le varietà maggiori : 

Bianco Vitigni: Forastera 65%, Biancolella 20%, altri vitigni 15%. Gradazione alcolica minima: 11%. Caratteristiche organolettiche: colore giallo paglierino o tendente al dorato, brillante; profumo vinoso, delicato e gradevole; sapore asciutto, di giusto corpo, armonico. Qualificazioni: nessuna. Abbinamenti:crostacei e frutti di mare, grigliate di pesce, seppie in umido, polpi affogati.

Ischia: Bianco Superiore Vitigni: Forastera 50%, Biancolella 40%, San Lunardo 10%. Gradazione alcolica minima: 12%. Caratteristiche organolettiche: colore giallo paglierino o leggermente tendente al dorato; profumo gradevole, tendente all'aromatico; sapore secco, caratteristico, armonico.

I vini profumati delle colline ischitane
Abbinamenti:crostacei e frutti di mare, zuppe di pesce, grigliate ed arrosti di pesce, fritture.

Ischia: Bianco Rosso Vitigni: Guarnaccia 50%, Piedirosso (Per'e Palummo) 40%, Barbera 10%. Gradazione alcolica minima: 11,5%. Caratteristiche organolettiche: colore rosso rubino pi— o meno intenso, brillante; profumo vinoso; sapore asciutto, di medio corpo, giustamente tannico.Abbinamenti:salumi, timballi di pasta con sughi di carne, arrosti di carni bianche, carni rosse stufate e alla griglia.

In vacanza sull'isola di Ischia non  perdetevi un viaggio alla scoperta della bontà dei vini isolani. Ischia propone un itinerario per cantine antiche dove gustare il vino novello e assaporare antiche pietanze.   

24/09/13

Quando l'estate si conclude sull'isola di Ischia è tempo di rinascita

L'autunno sull'isola di Ischia è fatto apposta per vivere una settimana di sosta rigenerante, per ritrovare ancora il gusto del mare, per tuffarsi nel benessere delle terme, per scoprire i sapori ed i colori della cucina ischitana che comincia a profumare di funghi e castagne. Trascorrere anche solo un week end sull'isola di Ischia in autunno vi ricaricherà di energie vitali per affrontare l'inverno con una marcia in più.

Quando l'estate si conclude sull'isola di Ischia è tempo di rinascita
L'autunno è la stagione migliore per vivere il benesseretermale sull'isola di Ischia, anche solo per un fine settimana di relax. Sarà una sosta rigenerante che giunge per regalarsi un po' di benessere in una stagione tra le più belle da vivere sull'isola di Ischia

Quando l'estate si conclude sull'isola di Ischia è tempo di rinascita
Infatti la natura si tinge di incredibili tonalità: marrone, rosso, giallo oro, verde velluto, un ventaglio di sfumature che incanta per la sua varietà. Trascorrere anche solo un week end d'autunno sull'isola di Ischia rappresenta anche un modo per rafforzare le difese del corpo prima dell'inverno. Perchè Ischia è l'isola delle terme, e solo qui è possibile intraprendere una vera e propria “rinascita” per il corpo e lo spirito. 

Quando l'estate si conclude sull'isola di Ischia è tempo di rinascita
Invece massaggiando dolcemente il vostro corpo gli “angeli del benessere “ delle terme di Ischia sapranno ricondurre l'organismo ad uno stato di relax totale, servendosi di pregiati oli essenziali naturali il cui aroma riesce a donare alla mente una profonda armonia e comunione con l'universo. Lavanda, timo, eucaliptus sono alcune delle piante tipiche della macchia mediterranea ischitana; la scienza ha ampiamente provato che inalando il loro profumo si attivano negli esseri umani una serie di ormoni responsabili di stati di benessere profondo, di tranquillità assoluta o di euforia. 

Quando l'estate si conclude sull'isola di Ischia è tempo di rinascita
Ecco perchè il benessere ad Ischia è totale, qui ogni cosa è predisposta per trovare stati perfetti d'umore e di salute. Ma non finisce qui: sull'isola di Ischia l'autunno è anche il momento delle sagre enogastroniche, tante le feste in piazza e nelle antiche cantine che celebrano castagne e vino novello, salsicce e i primi friarielli, pane cotto al legna, dolci profumati di limone e vin santo.

Quando l'estate si conclude sull'isola di Ischia è tempo di rinascita

20/09/13

La vendemmia sull'isola d'Ischia

I grappoli che brillano al sole, l'odore forte della campagna, la frescura di un antico cellaio. Secoli di coltivazione della vite, secoli di fatica nei campi e di buon vino. Ed ogni momento legato a Bacco è una festa...

E' festa quando finisce tutto. Quando gli attrezzi si posano, l'uva è messa a riposo e deve fare il suo lavoro lento.

Quando la vendemmia termina comincia la festa: e dopo tanta fatica la tavola deve essere "importante", il cibo forte e ristoratore.

Partecipare alla festa della vendemmia o anche, alle stesse fasi di raccolta dell'uva è davvero un'esperienza da compiere.

Si va indietro nel tempo quando tutto era più genuino ed il contatto con la terra pieno. Sull'isola un rito che si compie ad ogni fine estate, a metà settembre o inizio ottobre.

E quando viene san Martino, a novembre, scopriremo il risultato: si assaggia il vino nuovo.

Ed è ancora festa.

La vendemmia sull'isola d'Ischia
Raccogliendo queste antiche tradizioni le Cantine Pietratoricia di Forio ogni anno aprono a tutti la festa del vino nuovo. Novembre sull'isola è sempre mite e stare insieme a brindare riscalda, se necessario ancora di più l'atmosfera.

Di seguito riportiamo un articolo che ben descrive la vendemmia isolana tratto dal sito www.foriocultura.it

L’uva viene ancora oggi raccolta a mano e trasportata a spalla in ceste o piccole cassette in modo da garantirne l’integrità; in alcune zone si utilizzano ancora muli e asini (questi ultimi fino all’Ottocento unico mezzo di trasporto), mentre nei vigneti più impervi e ripidi, come quello in località Frassitelli, situato alle falde del monte Epomeo a circa 500 metri sul livello del mare, sono state introdotte monorotaie.

I contenitori tradizionali per il trasporto dell’uva, tutti in legno di castagno, sono tini, cupelle e ‘u tavut, una cassa di forma rettangolare utilizzata per il trasporto a dorso del mulo. La vendemmia, soprattutto in passato, rappresentava un evento talmente importante da coinvolgere l’intera famiglia.

La vendemmia sull'isola d'Ischia
La settimana precedente ci si dedicava ai preparativi che richiedevano molto lavoro e fatica e comprendevano la pulitura con acqua bollente del palmento, del torchio, dei tini, il lavaggio accurato delle grosse botti, in cui si entrava per sciacquarle più volte con acqua calda e strofinarle all’interno con una scopa dura di mortella.

Il giorno della vendemmia le operazioni da svolgere erano tante e richiedevano velocità e destrezza.

L’uva era talmente preziosa che ogni residuo delle diverse fasi di lavorazione veniva riciclato e riutilizzato.

La raccolta dell’uva iniziava di primo mattino.

I grappoli venivano recisi dalla vite con coltelli ricurvi o con forbici e fatti cadere nei tini, recipienti di doghe di legno che erano poi trasportati fino alla cantina a spalla o, in caso di lunghe distanze, a dorso di muli.

L’uva da tavola destinata al consumo familiare era invece raccolta nei canestri o in contenitori di canna e vimini dette “cufanelle”. Fino a qualche decennio fa alle donne spettava il compito di raccogliere l’uva detta cuglienara, caratterizzata da acini grossi, dalla quale, una volta essiccata, si ricavava il vino “sorriso”.

L’uva raccolta nei tini veniva portata nella cantina e scaricata nel palmento, una grande vasca in lapillo battuto dove avveniva l’operazione della pigiatura, detta “a’ carcatura”: uno o più uomini entravano nel palmento a piedi nudi e, immersi nei grappoli d’uva fino all’anca, premevano i grappoli alzando le gambe con un movimento ritmico e veloce, che spesso accompagnavano intonando canti.

Questa procedura esisteva fin nell’antichità, come testimoniano tracce di palmenti magno-greci nell’isola.

Il mosto ricavato dalla prima pigiatura si riversava attraverso un foro del palmento in un’altra vasca più piccola, dove veniva raccolto in apposite tinozze di legno, ‘u t’niell’e, poste sotto ‘u doce, il monolite di pietra vulcanica forato al centro che collegava il palmento superiore con quello inferiore.

La vendemmia sull'isola d'Ischia
Attraverso imbuti di legno il mosto dalle tinozze veniva riversato in grosse botti dove avveniva la fermentazione, mentre il liquido fuoriuscito e depositato sul fondo del palmento inferiore veniva recuperato con una paletta di legno con un’estremità rivestita di lamierino metallico, detta ‘a sassola. Per far scorrere liberamente il mosto verso ‘u doce le vinacce residuo della spremitura venivano ammassate lungo le pareti laterali del palmento.

L’operazione era chiamata ‘u munacielle (da munaccie = vinaccia).

La fase successiva era quella della torchiatura che, prima dell’avvento del torchio a vite, detto anche di Plinio (un esemplare tedesco del 1486 è esposto nel Museo Contadino di Casa D’Ambra), avveniva con il cosiddetto torchio di Catone, caratterizzato dall’uso della pietratorcia.

Questo sistema di torchiatura, risalente almeno al II sec. d.C., è stato utilizzato sull’isola fino a cinquant’anni fa.

La vinaccia veniva ammassata al centro del palmento superiore formando ‘u murillo, sul quale venivano poste tavole a più strati che reggevano un pezzo di legno utilizzato come alloggio per un lungo palo di castagno.

Ad un’estremità del palo erano legate due corde che reggevano un altro elemento ligneo, ‘u mul’nielle, al quale era legata con una fune ‘a preta torcia, un grosso e pesante masso di tufo verde dalla forma simile ad una campana.

La vendemmia sull'isola d'Ischia
Con l’abbassamento graduale del palo si otteneva una torchiatura soffice della vinaccia che durava due o tre giorni. Il mosto ricavato dalla torchiatura veniva aggiunto a quello vergine. La botte veniva coperta con una foglia di fico. La fermentazione durava 30-40 giorni. I contadini conoscevano alcuni trucchi naturali per migliorare la qualità del vino prodotto. Ad esempio, quando la qualità dell’uva non era perfetta, si aggiungevano al mosto in fase di fermentazione basilico e petali di rose, in modo da aromatizzare il vino e mascherare il sapore e l’odore di muffa.

Per dare invece una colorazione più intensa al vino rosso venivano usati i frutti dell’uva di Spagna, detta in dialetto pegna strommele, una pianta tintoria di origine americana introdotta in Europa dagli Spagnoli e spontaneizzata sull’isola già dalla prima metà dell’Ottocento. La vinaccia rimasta nel torchio, ‘u trocchie, veniva distesa nel palmento e lasciata fermentare con l’aggiunta di acqua per circa tre giorni; da questa operazione si otteneva un vinello chiamato saccapann, utilizzato per il consumo giornaliero del contadino.

La fine della vendemmia si festeggiava con una grande tavolata all’aperto, dove si banchettava con pasta al sugo di coniglio, il vino vecchio spillato nei boccali di terracotta (detti arciulo e pizzepapere) e il tipico coniglio allacacciatora cucinato nel tegame di argilla, il tian’. I festeggiamenti talvolta proseguivano con danze e canti. Terminata la fermentazione, la botte veniva chiusa con un tappo di sughero ricoperto di sabbia e il vino era lasciato a decantare fino al mese di febbraio quando, con la luna crescente, il contadino eseguiva la “sfecciata”, ossia separava il vino dalla feccia e lo travasava.

16/09/13

L'estate sta finendo, Grazie di cuore a tutti voi !

 Carissimi lettori,

L'Estate è ormai quasi finita, la vendemmia è alle porte e presto l'autunno farà la sua apparizione. L'Isola si svuota pian pianino per ritrovare il suo ritmo più tranquillo di fuori stagione. 

Noi volevamo ringraziare tutti voi, che ci seguite, che ci mostrate il vostro appoggio e il vostro interesse

Abbiamo vissuto una bellissima stagione e conosciuto delle persone meravigliose che rimaranno per sempre nei nostri cuori

Per concludere in bellezza questa stagione 2013 vi regagliamo le nostre più belle foto, le potrete anche ritrovare sulla nostra pagina facebook

Tranquilli, questo non è un addio, continueremo ad essere presenti sul blog, ma ad un ritmo più ridotto, dandoci la possibilità di lavorare su tanti altri progetti che avrete presto la fortuna di scoprire ! 

Speriamo che queste foto vi faranno tornare in mente tantissimi bei riccordi ! 

Il Castello Aragonese
Cartaromana
Festa di San Giovan Giuseppe Ischia Ponte
Festa di San Giovan Giuseppe Ischia Ponte
Festa di San Giovan Giuseppe Ischia Ponte, antica tradizione
Spiaggia dei Maronti vista dall'alto
Spiaggia dei Maronti 
Bar pasticeria Calise
Bar pasticeria Calise
Ischia Porto
Sant'Angelo visto dal belvedere di Serrara Fontana
Ceramiche di Sant'Angelo
Ceramiche di Sant'Angelo
Spiaggia di Cava Grado 
Spiaggia di Cava Grado 

14/09/13

Settembre ad Ischia: mare, vendemmia e serate di jazz

Settembre è oro sull'isola di Ischia. Dorate sono infatti le uve trasparenti nel sole, pronte ad essere colte, dorate le spiagge che si affacciano su un mare liscio come una superficie di marmo, d'oro la tavola settembrina colma di dolcezze della campagna

Settembre ad Ischia: mare, vendemmia e serate di jazz
Poi d'oro e d'argento è la sera perchè settembre è il mese del jazz ed ogni anno pagine memorabili vengono scritte nella storia della musica internazionale, proprio qui, sull'isola di Ischia.

Vivere una vacanza sull'isola di Ischia a settembre è un'esperienza che ognuno dovrebbe fare almeno una volta nella vita, perchè in questo mese ad Ischia si respira un'aria particolare, e non soltanto quella frazzantina che viene dal mare.

Sarà quel fascino irresistibile dell'estate che sta per finire e che con un colpo di coda fa esplodere in questo mese sull'isola di Ischia tutte le sue armi seduttive rendendo ogni luogo di una bellezza assoluta.

Settembre ad Ischia: mare, vendemmia e serate di jazz
C'è chi si fa rapire dal mare che in questo mese è così limpido, fresco e placido.

Le acque che circondano l'isola a settembre sembrano un lago, dove non tuffarsi è impossibile. Un mare che strappa gli applausi per quanto è cristallino e verde, per come è popolato da ogni genere di pesci, piante acquatichestelle di mare e colonie di delfini saltellanti.

E le spiagge, le spiagge sono un sogno dove stendersi faccia in su per godersi un sole diventato più delicato, che accarezza la pelle e fa bene al cuore.

C'è chi invece si fa irretire dalla campagna e dalla natura silvanaselvatica e accogliente nella stesso tempo delle colline ischitane.

Settembre ad Ischia: mare, vendemmia e serate di jazz
A settembre se ne va a zonzo per queste contrade dove i sentieri conducono in mille posti da esplorare, fermandosi di tanto in tanto a guardare i contadini che raccolgono l'uva incuranti della api o del peso delle ceste piene di grappoli biondi che portano sul capo con agilità da funanboli. Ma anche loro quando è ora di pranzo si fermano. Mangiano cibi frugali sotto pergole fioritepane pomodorofichi dolcissimivino fruttato.

Se avrete la fortuna di essere invitati alla loro tavola, non rifiutate. Vi perdereste lo snack più salutare e gustoso della vostra vita!

Eppoi a settembre c'è anche chi si dedica alle cure termali.

Settembre ad Ischia: mare, vendemmia e serate di jazz
Previdente e desideroso di fare un pieno di salute per affrontare l'inverno ogni giorno si bagna nelle acque sorgive dell'isola di Ischia. Quelle “open and free” i bagni termali di SorgetoCartaromanaBagnitiello oppure le antiche stazioni termali dei Maronti, come Cavascura o anche i bellissimi stabilimenti termali di Casamicciola

Settembre ad Ischia: mare, vendemmia e serate di jazz
Ma la sera di chi soggiorna ad Ischia a settembre è assolutamente jazz.

Si, perchè in questo mese sull'isola di ischia si svolge uno dei festival di jazz più interessanti d'Italia, l'Ischia Jazz Festival che propone grande musica e i più celebri artisti mondiali.

Nella settimana del jazz, ogni sera ci sono vari concerti che in genere si tengono in pineta e sulla Riva destra, ma anche in noti locali nottruni.

Settembre ad Ischia: mare, vendemmia e serate di jazz
Far coincidere una vacanza ad ischia a settembre con l'Ischia jazz festival è un'immersione non soltanto nelle bellezze naturali dell'isola, ma anche nella cultura e nello spettacolo puro, con la possibilità di godere di momenti di grande musica nell'isola più romantica del Mediterranero.

Prenota adesso la tua vacanza a settembre sull'isola di ischia.

12/09/13

Coniglio all'Ischitana

Sarà senz'altro strano, ma e' cosi': il piatto ischitano piu' classico non è una pietanza a base di pesce, bensì il coniglio. Il sugo è l'ideale per condire la pasta (la ricetta classica prevede i bucatini!), completata con prezzemolo (o basilico) e abbondante parmigiano grattugiato al momento.

Il coniglio è ancora oggi la specialità gastronomica locale e la domenica è sulle tavole di molte famiglie. E' stato sempre il piatto D.O.C. della tradizione gastronomica di Ischia. Il segreto di tanto successo, il cui profumo inconfondibile si diffonde nell'aria, è da ricercare in due arnesi "indispensabili"tegame di terracotta ("'u tiano") e cucina a legna, cose che in qualche casa di campagna, ancora oggi, è possibile trovare.

Coniglio all'Ischitana

Il coniglio selvatico era un tempo l'animale più diffuso sull'Isola. Il D'Ascia dice che "l'isola ne era infestata quando la colonia dei Siciliani venne a popolarli", verso il 47Oa.C. Due erano le specie: il coniglio leporino (con caratteri simili a quelli della lepre) e il coniglio sorcigno (con caratteri simili a quelli del sorcio). I sovrani aragonesi e i marchesi del Vasto spesso andavano a caccia di conigli leporini. Oggi il coniglio non è più tanto selvatico e molte famiglie che abitano in campagna amano allevarlo in gabbia. Ma un tempo si allevava in un fosso scavato in un terreno a circa due metri di profondità. Lì i conigli crescevano e si moltiplicavano.

Bucatini al sugo di coniglio all'Ischitana
Quando il contadino gettava l'erba nel fosso, i conigli uscivano dalla tana per mangiarla ed egli, seminascosto, li contava, perché in pochi mesi il fosso si riempiva di conigli di varia grandezza e colore. Per catturarli bisognava chiudere la tana e ciò avveniva di notte sfruttando il chiarore della luna: si fissavano due paletti lateralmente alla tana, poi veniva fatta scivolare silenziosamente una tavola che, trattenuta dai paletti, ostruiva la tana. Il contadino allora scendeva nel fosso per mezzo di una scala, prendeva i conigli che gli erano necessari per il pranzo e li affidava alla padrona che li cucinava con cura

Coniglio all'Ischitana
Dove mangiare il coniglio all'Ischitana

Bracconiere  - Via Falanga, 1, 80070 Serrara Fontana, Isola d'Ischia, Italia
Ristorante Bellavista - Via Montecorvo 75, 80075 Forio, Isola d'Ischia, Italia
Il Focolare - Via Cretaio, Casamicciola Terme, Isola d'Ischia, Italia

10/09/13

Sant’Angelo d’Ischia

Sant’Angelo di Ischia, antico borgo di pescatori percorribile solo a piedi, oasi di pace sfuggita ancora in parte all’amplesso dell’isola d'Ischia, è oggi un rinomato centro turistico internazionale.

Vieni a Ischia!


Con una superficie di circa 150 ettari ed una popolazione di 600 abitanti Sant’Angelo è situata sulla costa meridionale dell’isola in un trionfo di vegetazione ricca di frutteti, viti e piante di ogni tipo ed offre al visitatore panorami stupendi con case attaccate come ostriche alla piccola collina che sovrasta il porto e stradine che si arrampicano e si affacciano come balconi fioriti tra moderni alberghi e case colorate.
Boutiques con griffes esclusive, raffinate gioiellerie, studi d'arte, prodotti artigianali fra cui le famose ceramiche, consentono uno shopping a cui sarà difficile resistere.  Pesce freschissimo, coniglio all’ischitana ed altre specialità gastronomiche locali si possono gustare nei rustici ristoranti che si specchiano nel mare e nel contempo trascorrere notti romantiche al chiaro di luna allietate dalle orchestrine dei piano-bar delle caratteristiche taverne. Indimenticabile un drink nello scenario naturale e pittoresco della piazzetta sul porto. Caratteristico ed unico al mondo il "pollo alla fumarola" cotto sotto la sabbia bollente dell’omonima spiaggetta. 

Ma, ciò che rende unica Sant'Angelo, è un promontorio-isolotto con numerosi terrazzi a semicerchio.Tale dosso sinattico di origine vulcanica, è alto m. 105 e nella sua parte superiore un tempo sorgeva una chiesetta dove si instaurò il culto dell'Arcangelo San Michele, l'Angelo da identificare nel nome del paesino.

I suoi bagni, le sue terme e le sue spiagge, sono famosi oggi come un tempo; fra quest'ultime troviamo ad occidente le spiaggette di Chiaia di Rose, Cava Ruffano e Cava Grado, mentre ad est, oltrepassata la chiesa parrocchiale di San Michele Arc., si distende la grandissima spiaggia dei Maronti con i bagni di Cavascura, Cava Petrelle e le famose Fumarole, i cui caldissimi vapori (sino a 90° C.) si levano turbinando dalla sottostante spiaggia, quasi fischiando, sulla scarpata tufacea.  

Vieni a Ischia!

08/09/13

La Spiaggia dei Maronti Ischia

La spiaggia dei Maronti è una delle più incantevoli d'Italia. Lunga circa 3 Km. si tuffa a dolce declivio nel mare. E' riparata da imponenti cerchie di colline.
Per arricchire il fascino del paesaggio vi sboccano le aperture buie delle cave che si possono risalire in cerca di emozioni. In una di queste cave si trova la più potente sorgente di acque termali dell'isola: la Sorgente della Cava Scura.

Vieni  a Ischia !

Resterete sorpresi quando scorgete che dai fianchi della collina è stato ricavato nel vivo tufo un bagno termale all'aperto. Le vasche sono sistemate tra le acque terapeutiche che vi offrono un confortevole bagno. Questi bagni già erano noti, sotto altra forma, agli antichi romani. Il nome della più famosa spiaggia dell'isolaMaronti, deriva dal greco e fu tradotto poi in latino con il termine "quatior" che significa "spiaggia tranquilla".

06/09/13

Parco Termale Negombo

Il Negombo si trova a Lacco Ameno, nella baia più suggestiva dell'isola, la baia di San Montano. Il parco è immerso in un’area verde di oltre 9 ettari, con diverse specie di piante provenienti dall'Australia, dal Giappone, dal Brasile e dal Sudafrica. È un luogo di benessere contornato da potenti acque curative e rilassanti del tutto naturali. Grazie alla sua origine vulcanica l'isola d'Ischia ha un patrimonio idrotermale tra i più ricchi e interessanti del mondo, che conta 67 fumarole, 29 bacini e 103 sorgenti idrotermali.
Il parco termale Negombo è un mix di benessere, salute, relax e divertimento. Vi sono ben 12/13 piscine di cui una d'acqua di mare olimpionica, una piscina per bambini, un percorso kneipp (per massaggi plantari), bagno turco,  vasca Jacuzzi da 6 posti, bagni giapponesi, diverse piscine termali a varia temperatura con idromassaggi, i templari per massaggi cervicali, elioterapia, possibilità di effettuare trattamenti estetici, fanghi, aerosol ed inalazioni, tutto per rigenerare e curare il proprio corpo.
Vieni  a Ischia !











Il parco ha come contorno una spiaggia privata dal fondale molto basso ideale sopratutto per i bambini e di sabbia fine.
All'interno del parco vi sono 3 bar, un ristorante d'alta cucina dove è possibile gustare dell'ottimo pesce fresco in alternativa per chi ama uno spuntino più veloce è possibile pranzare al self service.
A disposizione dei clienti vi è un ampio parcheggio privato e custodito.
Da ammirare all'interno del parco la nota scultura di Arnaldo Pomodoro chiamata "Arc-en-ciel che si trova all'inizio delle balze.
Altra scultura dell'arte contemporanea è “Lo Strale per il Negombo” di Lucio Del Pezzo che si trova all'entrata del parco.
Percorrendo il parco, tra le varie balze e percorsi di verde troviamo una grotta di acqua termale da dove sgorgano 3 cascate cervicali, all'interno di questa grotta troviamo “l'occhio di Nesti” di Laura Panno.

Vieni  a Ischia !

Parco Termale Negombo

Via San Montano
80076 Lacco Ameno
Telefono: 081 986152 - 081 986055


04/09/13

Le torri saracene di Forio

TorrioneTorre di ScaroTorre della SpiaggiaTorre Quattrocchi;Torre Casa PatalanoTorre CostantinaTorre di CiglianoTorre del CiercoTorre di MiloneToroneTorre di NaceraTorre di BaiolaTorre di Casa D’AsciaTorre della Cornacchia. Queste le torri di Forio “la Turrita”, il comune dell’isola d’Ischia con il maggior numero di “osservazioni fortificate” per difendersi dagli assalti dei temibili saraceni.

Le torri saracene di Forio
Il nucleo originario di queste torri di avvistamento e difesa a vista per gruppi di due (da ogni torre era possibile scrutare il mare e le due adiacenti) era composto sicuramente da quelle a pianta circolare – il Torrione, il Torone, la Torre Costantina, la Torre del Cierco – con l’aggiunta successiva di quelle a pianta quadrangolare. Infatti, nonostante siano state tutte ultimate tra la metà e la fine del XVI secolo, quelle a pianta circolare sono di più antica costruzione, realizzate in parte già durante il periodo angioino, nel XIII secolo.

Le torri saracene di Forio
La diversa architettura di queste fortezze è storicamente riconducibile all’evoluzione delle tecniche di costruzione dagli angioini agli aragonesi, con la prevalenza accordata nel tempo a edifici più bassi e con murature più spesse sul lato esterno, nel caso ci si fosse dovuti difendere dal fuoco dell’artiglieria nemica proveniente da mare.

Le torri saracene di Forio
Le torri costiere non sono una prerogativa della sola Forio, sull’isola d’Ischia ce n’erano altre – a partire proprio da quel CastelloAragonese che è il simbolo indiscusso della più grande delle isole flegree, senza dimenticare quelle andate distrutte come la Torre che svettava sull’isolotto tufaceo di Sant’Angelo – e tuttavia, gli esiti architettonici ed estetici che la costruzione di queste fortezze ha avuto in questo comune non sono altrove riscontrabili. Soprattutto per l’importanza che ciascuna di esse ha avuto sullo sviluppo urbanistico dei villaggi circostanti e quindi sull’intero centro storico.

Le torri saracene di Forio
Chi visita per la prima volta il comune di Forio non rimane certo indifferente di fronte all’intricato e assai caratteristico dedalo di vicoli che disegna il centro storico. Memoria urbana di secoli segnati in profondità dalla paura delle scorrerie saracene a cui si cercava di porre un argine con un sistema viario complesso che favorisse la fuga dei locali sfruttando l’iniziale spaesamento degli invasori.

Le torri saracene di Forio
Precauzioni che non furono sufficienti a fermare la furia del terribile rais Dragut che assaltò le coste di Forio e dell’isolad’Ischia una prima volta nell’agosto del 1548 e una seconda, quattro anni dopo, nel 1552.

Le torri saracene di Forio
Così ne scrive lo storico locale Giuseppe D’Ascia nella monumentale Storia dell’isola d’Ischia del 1867:
“Dragut sangiaco di Montesce, denominato dagli storici turchi Targhut, nato pure da genitori cristiani in Anatolia, or da solo, or col gran visir corseggiando, qual degno discepolo del Barbarossa principiò ad infestare il Mediterraneo nel 1546.

[...] nel dì 12 agosto 1548, giorno di domenica, di buon mattino sbarcava a Castellammare di Stabia e proprio ove dicesi il Quartuccio, facea prigionieri circa ottanta persone di ogni età e sesso: fra gli altri una bellissima donzella.


Indi ritiratosi con quella preda nello stretto fra Procida ed Ischia, di tutto fece ricatto, riserbandosi la fanciulla, che volle ritener per sé.

In questo mentre facea altri sbarchi in Ischia, e predava altri poveri ed infelici isolani; de’ quali, chi potette esser riscattato fu liberato, e coloro che difettavano di mezzi vennero condotti schiavi in Africa.
Le torri saracene di Forio
[...] Fino al 1550 niun freno i barbareschi avevano incontrato, ma d’allora risvegliossi Carlo V ed a frenar li spedì D. Garzia figlio di D. Pietro di Toledo alla testa di un esercito di spagnuoli, fiorentini, romani, cavalieri di Malta, genovesi e napoletani.

[...] (Anno 1552). Nel mese di luglio dell’anno appresso la flotta turca comparve in Sicilia; indi venne innanzi Napoli ed infestò quei contorni. Fecero i corsari con Dragut loro capitano uno sbarco ad Ischia e le diedero il sacco, ripetettero le stesse bravure in Procida, indi si andarono ad ancorare nell’isola di Ponza.

Dopo la morte di Dragut nel 1565 [corsivo nostro] la pirateria purtuttavia seguitò ad infestare queste spiagge che Dio avea creato ridenti ed amenissime e gli uomini ridussero squallide e deserte. Per sfuggire alle incursioni gli atterriti abitanti dell’isola d’Ischia, si ricoveravano, all’apparir delle vele nemiche, e nel castello, e nelle torri, e nei nascondigli impraticabili sul versante dell’Epomeo.

[...] In Forio, Lacco, Panza, Testaccio ed altri punti un pò discosti dal Monte Epomeo, e dalla Cittadella (Castello Aragonese), gli abitanti, esposti i primi a tali incursioni, perché i menzionati punti prossimi alle spiagge si trovavano, si rinserravano nelle torri che all’uopo erano quivi state erette; quali torri sono rimaste a monumento della storia, chi smantellata, chi accomodata a dimora particolare.

Di esse la maggior parte furono erette col prodotto delle gabelle della Dogana istallata da Alfonso I°.
Le torri saracene di Forio
Dai merli di queste torri, e dalle bertesche, si difendevano disperatamente gli abitanti, quando venivano assaliti, spiegando quel coraggio che inspira il gran pericolo. Tutto era arma di difesa per essi; acqua bollente, pietre, macigni, e quando questi mezzi erano esauriti, le masserizie riposte in quei ridotti, tutti erano versati su gli assalitori, che tante volte erano astretti ad allontanarsi feriti, pesti e malconci”.

Oggi che queste torri – parafrasando il D’Ascia -  sono rimaste a “monumento della storia“, accomodate a dimora privata con la sola eccezione del Torrione eletto a museo civico del comune di Forio, restano la bellezza del centro storico di questo paese adagiato sulla costa ovest dell’isola e la curiosità intellettuale per anni difficili e violenti in cui la popolazione dell’isola d’Ischia si difendeva con onore, con “quel coraggio – seguendo sempre il D’Ascia – che solo ispira il gran pericolo” e che ancora oggi è uno dei tratti caratteriali più evidenti del fiero popolo ischitano.